“La santità della porta accanto”. La testimonianza di vita di Concetta Quaglino da Corleone

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“La santità della porta accanto”. Da quando questa frase della esortazione di papa Francesco “Gaudete et exsultate” è divenuta uno slogan, un po’ tutti guardiamo i vicini di casa con più attenzione per scoprivi doti e meriti in grado non di elevarli agli onori degli altari, ma magari di essere di esempio per la nostra santificazione personale.

Certamente tutto ciò si può dire di Concetta Quaglino una corleonese nata nel 1955 e morta nel 2009, dalla vita assolutamente normale, almeno secondo i moderni canoni dell’eccezionalità, che però nei suoi 54 anni di vita terrena seppe dare a tanti una testimonianza di vita cristiana e di felicità terrena, frutto della fede che ricevette tra le mura domestiche e che seppe esaltare nella esperienza fatta nella parrocchia Maria SS delle Grazie di Corleone.

Nata in una famiglia di modeste condizioni economiche, il padre agricoltore e la madre casalinga, visse l’infanzia tra scuola e parrocchia, sotto l’occhio vigile, talvolta eccessivamente vigile, della madre, la quale decise, malgrado i buoni risultati raggiunti, di non farle proseguire gli studi. Ma Concetta non si chiuse in sé stessa e fece della parrocchia il suo ambito di impegno personale, sociale e cristiano.

Il 1968 fu anche per Corleone l’anno del terremoto. La sua famiglia, come tante altre del paese, fu costretta ad una lunga permanenza nei containers. I legami storici di vicinato e di amicizia del paese saltarono; nuovi rapporti e nuove amicizie nacquero, ma fu comunque un trauma. Ma Dio, che sa trarre da ogni circostanza il bene per ogni suo figlio, consentì in quegli anni di far conoscere a Concetta una persona che ebbe una notevole influenza nella sua crescita: Suor Cesira, dell’istituto Cappuccine.

Era infermiera all’ospedale di Corleone e in quei tristi e duri frangenti del post terremoto insieme ai Frati Rinnovati rese un grande servizio a tutta la popolazione, riuscendo anche a trasformare una casa prefabbricata in chiesa. Suor Cesira aiutò Concetta a riprendere i suoi rapporti sociali e a inserirsi nel servizio parrocchiale, soprattutto aiutando i bambini a vivere una condizione più consona alla loro età. Ma si pose come la personalità adulta di cui Concetta aveva bisogno per passare dalla fanciullezza all’adolescenza. A lei Concetta aprì il suo cuore manifestando l’intenzione di farsi suora. Suor Cesira ricorda così quegli avvenimenti: “Da quando lei mi confidò, molto timidamente, il suo desiderio di diventare suora nel nostro Istituto, incominciai ad aiutarla e guidarla nel cammino di discernimento spirituale e vocazionale: le ho procurato l’Imitazione di Cristo e altri libri di lettura quali vite di santi, l’Intimità divina, la Liturgia delle Ore, il tutto nell’arco del tempo del suo graduale cammino di ascesa”.

Quell’incontro e gli anni che vanno dal 1970 al 1975, segnarono una prima svolta nella vita di Concetta. Iniziò un percorso di avvicinamento e ingresso nella vita verginale, partecipò agli incontri spirituali che si tenevano regolarmente anche con altre giovani dei paesi limitrofi, cominciò ad assaporare la gioia di farsi suora. Ma sul suo cammino incontrò il diniego della madre cui essa si sottomise con grande docilità. Quanta somiglianza con le vicende della beata Pina Suriano di Partinico!

Ecco ancora il ricordo di suor Cesira: “Per un grande atto d’amore e di ubbidienza verso la madre, Concetta rinunziò ad entrare nell’istituto, ma il suo grande cuore continuò ad amare Cristo e a servirlo nelle varie forme di apostolato che la Chiesa locale le ha offerto; nonché nel gruppo Fede e Luce, che io stessa le avevo fatto incontrare”.

Con il ritorno a vivere a Corleone sembrò che tutto potesse tornare come prima. Ma così non poteva essere. Concetta era diventata donna e doveva assumersi le responsabilità e i compiti della maturità. Fece questo con grande equilibrio dandosi totalmente agli impegni parrocchiali senza sottrarsi a quelli familiari. Il suo impegno cristiano assunse forme più precise e definite entrando nel 1988 a far parte della Comunità dei “Piccoli di Gesù” dell’Associazione Fede e Luce onlus, associazione privata nata dal desiderio di aiutare le persone con handicap mentale e le loro famiglie. Fece i conti con le gioie e i guai della vita: la morte del padre, la nascita delle nipotine, figlie dei fratelli. Preparò a ricevere i sacramenti centinaia di bambini.

Finché nel maggio del 2008 un altro evento drammatico provocò una svolta alla sua vita. Da un semplice esame del sangue emerse una grave malattia che richiese subito una serie di interventi di chemioterapia che andavano fatti a Palermo. Nei primi sei mesi vi furono benefici effetti, ma poi il male incurabile iniziò il suo inesorabile percorso.

La vicenda della sua malattia e della serenità con cui l’affronta coinvolge la comunità parrocchiale e il paese intero. Con le forze che le rimangono continua il suo apostolato, ma ormai ha un solo obiettivo da raggiungere: la consacrazione al Signore. Non potendosi fare suora, decide di entrare nell’Ordine Francescano Secolare e si stabilisce per il 13 maggio del 2009 la data. Ma la notte precedente le condizioni di salute si aggravano. È necessario sospendere tutto. Fra Giuseppe Maria Gentile, tor,il suo parroco, le propone di fare tutto in casa, ma lei risponde: “No Padre, io devo dare testimonianza e lo posso fare solo in Parrocchia”. Nel pomeriggio c’è un lieve miglioramento e si decide per la sera la grande cerimonia. Giunge in chiesa in sedia a rotelle. È felice. Torna a casa, ma le condizioni continuano a peggiorare. Il 20 maggio raggiunge il Paradiso. Raggiunge tanti santi e beati, come Pina Suriano, la cui storia sembra ripresentarsi.

La santità della porta accanto. Così abbiamo iniziato. La santità esiste ed è più diffusa della percezione che noi ne abbiamo. Spesso abita nella porta accanto, ma noi siamo troppo distratti da altro per rendercene conto. Poi incontriamo personalità come Concetta Quaglino e dobbiamo ammettere che la santità ci riguarda, non possiamo eluderla.

Concetta è stata madrina di cresima di Anna Maria Ponzo. Di lei dice: “Con la sua vita, Concetta, ha testimoniato agli altri l’amore per Dio con la sua vita: per la sua parrocchia, per i suoi bambini del catechismo, e per tutte quelle persone che hanno avuto la fortuna di condividere con lei un tratto della loro vita”.

La santità non solo non si può ignorare, ma produce anche frutti. Ed ecco che per iniziativa del parroco, dei familiari e della comunità parrocchiale dalla morte di Concetta nasce un fiore: il premio bontà: “Concetta Quaglino”. Dal 2009 viene regolarmente assegnato a giovani che si sono distinti per atti di bontà e generosità; il tutto nel ricordo di Concetta:

La santità della porta accanto. È accanto a noi e vive con noi. Basta avere occhi buoni per riconoscerla

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