San Giuseppe, uno di noi

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di Francesco Inguanti

La festività di san Giuseppe di questo 2020 sarà ricordata a lungo per la particolarità storica in cui accade. L’emergenza nella quale ci troviamo impedisce ogni forma di celebrazione pubblica, così legata alla nostra tradizione popolare e cristiana, ma impedisce anche ogni celebrazione liturgica.

Forse questa particolare ricorrenza di quest’anno, lontana da riti e manifestazioni folcloristiche, ce lo può rendere più vicino e possiamo ricordarlo come un grande santo che ebbe un grande onore: stare vicino a Gesù fin dal Suo concepimento da parte della sua amata Miriam, durante la sua crescita fino al giorno della sua morte di cui non abbiamo notizia.

Nella sua parabola umana scambiò questo grande privilegio con una prova di fede non comune: dare credito a Dio in un programma di vita a dir poco assurdo. Ebbe una fede grande messa alla prova da tanti eventi e fidando sulla compagnia della donna che amava.

La sua storia romanzata è mirabilmente descritta nel libro di Jan Dobraczynskj, il più noto scrittore cattolico polacco del ‘900 dal titolo: L’ombra del Padre. Il romanzo di Giuseppe, Morcelliana. Giuseppe emerge come il “tipo” dell’uomo credente posto improvvisamente di fronte ad una imprevedibile chiamata di Dio, che come ogni uomo è combattuto tra le sue giuste esigenze umane e la richiesta improrogabile di Dio. È il modello del credente che non si lascia irretire dalle tentazioni incarnando il povero di Jahvé, ricco solo della fiducia nella sua promessa. La sua sposa Miriam lo accompagna con la stessa fede messa ogni giorno alla prova dalle provocazioni della vita. Nello sfondo si staglia il prototipo della famiglia umana: la Sacra Famiglia di Nazaret.

Volgiamo ricordarlo oggi con alcune pagine di questo romanza, quelle in cui durante il viaggio verso Betlemme, si fermano a pernottare in una locanda e Giuseppe chiede a Miriam di anticipargli ciò che dovrà accadere. È un invito a riflettere sulla sua storia e a leggere magari il libro.

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Venne la notte, la gente cessò di disputare si era fatto ancora più freddo, la pioggia fuori della finestra si era tramutata in neve. Coloro che sedevano attorno al fuoco dondolavano annoiati, ma nessuno dormiva davvero. La gente sonnecchiando gemeva e borbottava qualcosa. Non c’era combustibile il fuoco ardeva appena. Giuseppe cinse col braccio Miriam. La strinse a sé e lei gli pose il capo sulle ginocchia.

Nel mezzo della notte le chiese sussurrando:

  • Dormi?
  • Hai freddo?
  • No…
  • Come stai?
  • Sta’ tranquillo.

In quella notte penosa trascorsa nel villaggio in montagna pose per la prima volta la domanda:

  • Chi sarà Costui che nascerà?

Miriam non levò il capo dalle sue ginocchia. Sussurrò solo:

  • Il messia.
  • E chi sarà il messia? Un uomo come noi?

Si rivolgeva con quella domanda metà a lei e metà a sé stesso. Per un po’ tacque. Solo dopo un momento rispose piano:

  • Sarà mio figlio.

Attese che dicesse qualcosa di più. Ma lei non aggiunge niente a queste parole. Dal suo respiro tranquillo dedusse che si era addormentata. Raccolse le forze per resistere immobile nella medesima posizione e non destarla con un improvviso movimento.

Al chiarore pulsante del fuoco vedeva il viso di lei. Benché segnato dalla stanchezza, quanto era colmo di incanto. Da esso irraggiavano la pace, l’ingenuità, la bontà, la dedizione. Mentre guardava così, il suo cuore fu colmo di un sentimento ardente. L’amava tanto. Ma insieme a questa ondata d’amore si fece sentire lui un crampo di dolore… Lei doveva generare il messia. Per inviarlo l’Altissimo l’aveva privato di lei… Non era la prima volta che quel pensiero nasceva in lui. Lo assaliva improvviso, come una freccia in volo. Lo scacciava. Ma esso tornava. E adesso approfittando delle ore insonni giungeva di nuovo. Si insinuava come un serpe nell’apertura di una stretta caverna. Diceva: avreste potuto essere la coppia più felice… Nessuno di voi due si attende meraviglie dalla vita. Amando, non avresti avuto bisogno di nulla. Col vostro amore avreste servito l’Altissimo, avreste proclamato la Sua grandezza… Egli tuttavia ha preferito porsi in mezzo a voi…

(…….)

Mordendosi le labbra cercava di pregare. Ma riusciva soltanto a trovare la forza di ripetere: «Signore Voglio quello che vuoi Tu … Che si compia la Tua volontà…Voglio, voglio».

Provò all’improvviso la sensazione che su di lui stesse sospesa una mano che cercasse di schiacciarlo. Lo percosse un brivido. Era un uomo troppo giovane, per pensare alla morte. Ma in quel momento gli parve che essa si rivolgesse verso di lui …

Miriam sì mosse sulle ginocchia. Sollevo il capo, apri gli occhi, lo guardò. Sulle labbra pallide le passò un sorriso. Disse piano, come se continuasse la conversazione con Giuseppe:

  • Mio figlio…

Chiuse di nuovo gli occhi, appoggiò la fronte sulle ginocchia di Giuseppe. Il suo respiro divenne di nuovo quello di una persona dormiente. Egli, benché fosse del tutto intorpidito, continuò a sedere immobile.

Dopo un momento si rese conto che il vento aveva cessato di sconquassare le giunture della casa. Si era zittito come se l’avessero calpestato. Non si sentiva più la sua risatina. Anche la pioggia aveva cessato di cadere. Nella stanza regnava il silenzio, si sentiva soltanto il respiro di dormienti. Le ore fluivano di nuovo lentamente. Ma i rimpianti non laceravano più il cuore.

 

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