di Francesco Inguanti
Ricominciamo dalla storia! Ricominciamo dall’arte! Ricominciamo dalla città! Ricominciamo a vivere la vita! Non sono imperativi categorici di kantiana memoria, bensì l’invito che il Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo ha rivolto per proporre una serie di quattro 4 visite guidate alla città per 4 domeniche consecutive. Dal 28 giugno e fino a 12 luglio l’appuntamento al tramonto, più precisamente alle 18.30, per alcuni itinerari cittadini, incentrati su tematiche particolari, seguendo direttrici storiche e culturali che animano ancora il corredo urbano e la memoria collettiva panormita.
Il presidente de “Il Sentiero” Giuseppe Lupo, spiega come è nata l’iniziativa: “La dura e faticosa esperienza del Coronavirus ha lasciato visibili conseguente su tutta la popolazione. Se per un verso c’è una indubbia volontà di riprendersi la vita, dall’atra ci sono tante remore e tante preoccupazioni che possiamo riunire nella parola paura, nelle sue infinite sfaccettature. Abbiamo voluto con queste “passeggiate per Palermo”, aiutare tutti – noi per primi – a riprendere una normalità di vita pur dentro le norme sanitarie che ancora permangono e che rispettiamo”.
Ecco che allora i gruppi dei visitatori sono stati costituiti da max 25 persone, tutte dotate di mascherine e di auricolari, così da garantire il distanziamento di almeno un metro. Conditio sine qua non è stata la prenotazione preventiva per non sottrarre opportunità ad altri.
“La prima uscita – commenta Giuseppe Lupo – è andata oltre le nostre aspettative. C’è veramente voglia di riprendere a vivere nel modo più normale possibile; e tutto ciò e possibile senza soccombere alle norme sanitarie ancora necessarie da rispettare. Al di là delle singole proposte abbiamo visto negli occhi dei partecipanti questo desiderio. La mascherina copre naso e bocca, ma gli occhi esprimono molto, e in tutti abbiamo notato il desiderio di riprendere le relazioni umane. La distanza di un metro non è un muro da cui difendersi, ma uno spazio da rispettare per poter comunicare con la voce e esprimere con tutto il corpo che la vita può esprimersi, anche nel rispetto delle regole sanitarie”.
Le visite sono state guidate da Filippo La Porta, una guida turistica e un appassionato di storia siciliana e palermitana. “Abbiamo scelto alcuni itinerari diversificati – spiega – mischiando volutamente arte, storia, cultura, religione. Abbiamo iniziato da un percorso nel centro storico dal tema: “Garibaldi e la retorica risorgimentale”, unendo la visita ad alcuni luoghi storici dell’eroe dei due mondi a Palermo con alcune letture della sua presenza in città. Guardando le statue dei controversi campioni di un cambiamento più politico che culturale, come Francesco Crispi o Ruggero Settimo, abbiamo rivissuto l’arrivo de “I Mille” e le passioni che animavano i siciliani dal punto di vista di una prostituta, Leopolda, o di un semplice ubriacone, Adelmo Vergani. La semplicità comica del loro sguardo ci ha restituito una visione demitizzante e terragna di un periodo i cui orpelli e superfetazioni velleitari hanno reso scolorito e vacuo”.
“Un altro tema scelto – prosegue – è stato Il Gattopardo ed anche in questo caso abbiamo unito alla visita ad alcuni luoghi simbolo del romanzo, anche letture dello stesso e ricordi e aneddoti della rappresentazione filmica fatta da Luchino Visconti. È stato irrinunciabile partire dal palazzo del Principe di Lampedusa, per passare poi dal palazzo dell’indimenticabile nipote Tancredi e giungere poi ai palazzi dell’aristocrazia palermitana primonovecentesca”. Chiediamo allora: “Perché l’Inquisizione?”
“Il tema dell’Inquisizione –spiega – è molto presente nella storia della città di Palermo perché in essa si trovano numerosissime vestigia e luoghi ove essa si è svolta a partire dal carcere che si trova nei locali che oggi accolgono il Rettorato dell’Università. Qui ad impreziosire il percorso sono state le parole del poeta monrealese Antonio Veneziano, che ha patito le torture dell’Inquisizione al Castello a mare di Palermo, che abbiamo scelto come punto di partenza della nostra passeggiata”.
L’ultima tappa è stata dedicata a Santa Rosalia, alla luce del fatto che quest’anno non potrà aver luogo il tradizionale “Festino”. “L’abbiamo ricordata il 10 e 12 luglio con una rappresentazione di “Ti sanò la rosa”, una pièce teatrale scritta da me in occasione di una importantissima mostra curata dalla Fondazione II e tenutasi al Palazzo Reale l’anno scorso. Le parole dei pittori Van Dick e Sofonisba Anguissola con il Vicerè Colonna e un medico greco, introducono alla miracolosa guarigione dalla Peste ad opera della Santuzza. Lo spettacolo è culminato nel tradizionale Triunfo di Santa Rosalia, suonato e cantato da Ciccio Piras”.
“Abbiamo scelto questa modalità di ripresa delle attività del Centro Culturale – conclude Lupo – dopo i mesi dell’utilizzo straripante della comunicazione attraverso il web, proprio perché è quella che offre maggiori possibilità di comunicazione, pur nel rispetto delle norme. Per l’ultima “uscita” abbiamo aggiunto anche una breve consumazione di prodotti della nostra tradizione gastronomica. Non una cena al ristorante, ma uno spuntino e un brindisi per godere dello stare insieme, aiutandoci così a superare tanta preoccupazione e ansia che ancora c’è in giro. La fase 2, come ormai tutti la chiamiamo, non è un rompete le righe, ma neanche un guardarsi in cagnesco per timore di chissà quale pericolo possa venire dall’altro. Si può garantire la sicurezza senza rinunciare alla ripresa dei rapporti sociali. Tra i festeggiamenti a Napoli o a Liverpool per i successi calcistici delle squadre locali e il rifiuto di avvicinarsi all’altro per paura, c’è uno spazio grande da occupare, ma anche da esplorare. Certo non è più come prima, ma molto diversamente di prima si può fare. Noi ci abbiamo provato e siamo convinti che l’esperimento è riuscito. Speriamo di proseguirlo anche con maggiori numeri quando ci sarà consentito”.