Cuorebomba la storia di Rosario a Brancaccio nel libro di Dario Levantino

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di Francesco Inguanti

Come in un libro giallo occorre giungere all’ultima pagina, non per scoprire l’assassino, ma per comprendere il senso di una storia dura e talvolta ingiusta che si dipana tra tanti e diversi personaggi, tutti uniti per far del male al protagonista: Rosario. Curorebomba, opera seconda di Dario Levantino, Fazi Editore, è la sua storia, ma è anche la storia di un quartiere: Brancaccio che non costituisce sole le quinte del dramma che va in scena, ma che spesso diventa protagonista esso stesso.

Cuorebomba è una storia semplice, quella di Rosario figlio del quartiere che ama e di cui conosce vita, morte e miracoli e del suo tentativo di uscirne fuori, convinto che solo lasciandolo la sua vita potrà avere una svolta e con essa il riscatto di tante occasioni perse e di tanti tradimenti subiti.

Il suo grande amore è sua madre Maria per la quale è disposto a fare qualunque cosa, anche la meno nobile, ma contro la quale anche le istituzioni, identificati nei servizi sociali, si accaniscono fino a provocarne in qualche modo la morte, nella loro teorica pretesa di aiutarli applicando leggi e regolamenti.

Tenta pure di riconciliarsi col padre che sta in carcere per aver spacciato sostanze dopanti e che ha pure un’altra moglie e un altro figlio. Ma neanche questa via gli dà una possibilità per uscire.

Vi sono tanti altri personaggi molti che non gli vogliono bene, altri che provano a tendergli una mano. Ma sono sempre tentativi lasciati a metà. Nessuno di loro sa aiutarlo, fondamentalmente perché nessuno sa amarlo.

Brancaccio, l’altro protagonista in questa storia non è meta di buoni palermitani che vanno lì di giorno per aiutare il prossimo e la sera tornano a casa. Brancaccio è una vita a parte, nella vita più grande della città di Palermo. Con le sue leggi e le sue abitudini non fa sconti a nessuno. Se vuoi starci devi piegarti ad esse. Rosario lo capisce ben presto e capisce allora che deve abbandonarlo, anche se non è facile perché la grande Palermo non sembra volerlo accoglierlo e volergli bene. Sono palermitani tutti i personaggi positivi, il prete, il professore, la professoressa, ecc., ma nessuno è in grado di tiralo fuori perché gli chiedono un cambiamento a priori che non è in grado di garantire nemmeno a sé stesso. Dunque a Brancaccio si può entrare ma è difficilissimo uscire.

Rosario possiede solo un’arma: la lettura. Non a caso nasconde sempre a tutti il suo libro preferito Oliver Twist, perché la sua storia sembra una riscrittura moderna di quelle vicende. Ma è solo un’arma di difesa, un angolo in cui rifugiarsi, ma non è in grado di opporsi ai potenti di cui è attorniato.

Solo Maria, la sua ancora di salvezza, una sua quasi coetanea, riesce a capirlo e amarlo, così com’è, tentando con tutte le sue forze di salvare prima sé stessa e poi lui dai gorghi nei quale il quartiere li trascina ad ogni piè sospinto. Una storia anch’essa drammatica e tormentata in cui i due si muovono con difficoltà crescenti e una decisione irremovibile.

Sarà lei nell’ultima pagina a incamminarsi con lui in una strada di cui si intravvede appena un lumicino di speranza. Non è la fata con la bacchetta magica, non è il demiurgo che svela l’arcano della loro esistenza, non è lo zio d’America che con i bigliettoni verdi risolve ogni problema.

È una come lui, una di Brancaccio, una che ha sofferto ed è soccombente, ma insieme scoprono che possono avviarsi in un cammino diverso e domani migliore.

“Ci siamo abbracciati come prima di morire. Ci siamo stretti in un modo tutto nuovo, perché in mezzo a noi covava già la speranza di una vita nuova, migliore di quella che la sorte ci aveva riservato. …. In quell’istante ho realizzato che la guerra era finita, e    che avevano vinto i buoni, e che i semi sotto la terra avevano bucato pure le macerie. In quell’istante anch’io ho capito ero un Cuorebomba, e che il dolore aveva un senso, e che contro la morte esisteva un solo veleno. L’amore”.

Il libro finisce così. Chissà se Dario Levantino vorrà tradurre queste speranze in un nuovo romanzo. Cuorebomba però ci rimane nel cuore anche perché mirabilmente espresso nella foto di copertina di Erdinc Ersoy in cui si tuffa in un mare blu e incantato che sembra accoglierlo di più della terra ferma che si lascia alle spalle.

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