di Francesco Inguanti
Pubblichiamo oggi l’intervista che fa seguito al racconto pubblicato alcuni giorni fa.
Silvia e Diva anno iniziato già da parecchi mesi il noviziato. Un lungo periodo di studio e preparazione le attende.
Chiedo innanzitutto che significa noviziato?
Silvia: finora abbiamo vissuto una fase di pre noviziato, in cui abbiamo convissuto con le altre consorelle in questa casa, proseguendo fondamentalmente nelle scelte già fatte e abituandoci innanzitutto al ritmo di vita materiale e spirituale del convento. Io per esempio ho proseguito a Palermo gli studi alla Facoltà Teologica.
E ora?
Diva: ora e per i prossimi anni abbiamo iniziato a dedicarci unicamente alla verifica della nostra vocazione all’interno dell’Istituto. Ne assimileremo il carisma e ci renderemo disponibili in toto a quanto ci verrà richiesto. Non ci sarà spazio per iniziative personali perché tutta la giornata deve essere dedicata ad approfondire le ragioni profonde che tra due anni ci porteranno alla scelta più definitiva: i primi voti.
Che significa questa decisione per questi due prossimi anni?
Diva: per me significa avvicinarmi di più a Gesù e rafforzare il mio sì. Finora ho fatto una conoscenza importante, ma non approfondita dell’Istituto. Ora si tratta di capire e assimilare il carisma. Devo poter giungere con il massimo di consapevolezza a dire il mio sì a Lui. Quindi questi due anni servono per rafforzarlo.
Silvia: la risposta è semplice ed è racchiuso alla parola “Amore Bello”. Dopo tutto quello che mi è stato donato fino a ora l’unico desiderio che ho è quello di riabbracciarLo, in un abbraccio totale e completo. In attesa che questo si compia pienamente in Paradiso occorre andare per tappe che richiedono anche una morte fisica, una morte alla terra per giungere al Paradiso. Poiché ogni giorno desidero sempre di più questo abbraccio definitivo con il Padre, questa è la condizione materiale che mi è offerta per prepararmi a quel grande giorno.
Certamente imboccando questa strada dovrete rinunciare a qualcosa. A cosa avete rinunciato e in cambio cosa ci guadagnate?
Diva: Certamente ho rinunciato ad alcune cose molto concrete ed evidenti: il matrimonio, i figli, un certo tipo di carriera professionale (in particolare ho sempre sognato di gestire un ristorante), ma anche cose più piccole come avere un cellulare o conoscere l’America, (mi sono laureata in turismo perché volevo girare il mondo); quindi certamente ho perso molte cose, ma ho acquistato tutto, perché scegliendo Dio si acquisisce tutto, perché è Lui che lo dona, non siamo più noi che dobbiamo cercare per prendere. Certo anch’io una volta ero convinta che la vita delle suore fosse lastricata da grandi rinunce, per esempio ero convinta che le suore non potessero bere coca cola o mangiare patatine, due cose che a me piacciono tanto. Ma ora che ho saputo che le possono mangiare non sono più contenta. Sono più contenta che per esempio se possiamo mangiarle insieme in convento, E questo è quello che dona Dio, il gusto di mangiarle insieme, non il permesso di mangiarle magari da sole. E tramite questo esempio ho capito che la rinuncia alla procreazione naturale mi darà la possibilità di avere tanti figli nello Spirito. Certo ho rinunciato a qualche piccola cosa, ma Gesù è molto più generoso nei miei confronti. E dico questo non perché me lo hanno promesso, ma perché l’ho già provato nella mia vita.
Silvia: anch’io all’inizio ero convinta che avrei dovuto rinunciare a tante cose (per esempio al panino con la carne di cavallo alle due di notte, usanza tipica dei giovani messinesi), ma poi di fronte alla grande promessa che mi è stata fatta, mi sono messa a ridere di me stessa. Tutte queste cose mi sono sembrate, come si dice a Messina, babbasonerie. Penso di non aver rinunciato a nulla se penso a quello cui sto andando incontro. Se mi fermo ad elencare le tante piccole cose cui sto rinunciando vuol dire che non sto guardando dove sto andando.
E le vostre famiglie come hanno preso la vostra scelta?
Diva: l’esperienza cristiana vissuta in famiglia è stata certamente la via principale che mi ha condotto fin qui. Non ho avuto ostacoli particolari.
Silvia: certo all’inizio i miei non erano entusiasti. Ma dopo la prima volta che sono venuti a trovarmi a Palermo e hanno visto il mio volto felice, sono felici anche loro.
Si potrebbe continuare per tutto il pomeriggio, ma alle 16 il ritmo cadenzato della vita in convento riprendere. Suor Nunziella viene a salutarci. Porta come dono il libro che raccoglie la storia di questi oltre 25 anni, nonché alcuni dei suoi scritti di spiritualità. Suor Nunziella è donna di fede e anche di cultura e lo dimostrano le targhe di cui abbiamo prima detto. Meriterebbe una intervista … ma questa è un’altra storia, si vedrà.