L’ALTRO SULLE SPALLE. Giuseppe Lombardo: sacerdote e uomo

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di Francesco Inguanti

Complice un viaggio in treno da Catania a Palermo ho potuto leggere d’un fiato il libro di Mirella Roccasalva Firenze, “L’ALTRO SULLE SPALLE. Giuseppe Lombardo: sacerdote e uomo”, editrice ISTINA.

Devo dire che già ben prima di Termini Imerese la lettura era stata completata e il tempo rimanente mi è stato utile per riflettere su una figura di sacerdote così simile a tante altre, ma come le altre unica e irripetibile.

La ricchezza di testimonianze di quanti l’hanno conosciuto e incontrato e l’accuratezza della ricostruzione storica mi esimono dal tratteggiarne le vicende umane, anche perché il libro ha una divisione dei contenuti trattati molto utile per comprendere la poliedricità della sua vita.

Volendo ricercare il filo rosso che ha unificato tutta la sua vita si potrebbe dire che è stato un uomo in grado di dire sì a Dio nei modi più disparati in cui si è fatto incontrare. Infatti, sono state poche tra le sue innumerevoli attività quelle che lui ha perseguito con un pizzico di premeditazione, tante si sono presentate sulla sua strada in modo imprevisto e ad esse ha detto sì solo per dare credito alla sua scelta di dedizione totale a Dio e alla Chiesa fatta nel giorno della sua ordinazione sacerdotale.

Come mettere insieme altrimenti l’avventura dell’Associazione “Russia Cristiana” con la passione per l’insegnamento, la devozione al Madonna delle Lacrime e la creazione della casa editrice ISTINA, l’amore per i giovani e la testimonianza dei suoi giorni finali segnati dalla malattia?

In un’epoca in cui tutti siamo preoccupati di fronte agli incontri della vita a valutare i pro e i contro, i vantaggi e gli interessi, i guadagni e le perdite, don Giuseppe Lombardo ha sempre detto un sì senza condizioni giungendo a luoghi e persone che neanche immaginava e lasciando segni della sua fede ovunque.

Si potrebbe dire che il Signore non gli ha fatto mancare nulla, nemmeno la sofferenza e il dolore della malattia che hanno segnato significativamente i suoi ultimi anni.

Dunque, un uomo del fare – si diceva un tempo -, che ha saputo dimostrare in ogni circostanza il suo essere, la sua dipendenza da Dio che si è sempre espressa negli incontri e nelle indicazioni che gli sono venuti dalle persone e dalla sua Chiesa siracusana.

C’è forse una espressione non presente nel libro che ben sintetizza la sua figura: “santo della porta accanto”. Nel libro emerge con chiarezza dai racconti di coloro che hanno avuto la fortuna di stargli a fianco. A loro spetta adesso il compito più arduo: farne vivere la memoria con la concretezza con cui lui ha vissuto la sua vita. Quindi un santo non da venerare sull’altare ma da avere compagno di vita, anche se la sua adesso è più piena e compiuta della nostra.

 

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