di Francesco Inguanti
Il 10 giugno del 2001 san Giovanni Paolo II proclamò santo fra’ Bernardo da Corleone. La ricorrenza del ventennale è stata ricordata da mons. Michele Pennisi con una cerimonia eucaristica nel corso della quale ha spiegato così l’importanza della venerazione di questo santo. “Oggi il mondo ha bisogno di santi come Fra Bernardo immersi in Dio e proprio per questo capaci di trasmetterne la verità e l’amore. L’umile esempio di questo Cappuccino costituisce un incoraggiamento a non stancarci di pregare, essendo proprio la preghiera e l’ascolto di Dio l’anima dell’autentica santità”.
Ma chi era fra’ Bernardo, al secolo Filippo Latino? Nacque a Corleone e fin da giovane mostrò il suo più grande limite: s’infiammava facilmente, se provocato, fino a mettere subito mano alla spada. Nel 1624 fu sfidato a duello da Vito Canino, uno dei migliori spadaccini di Palermo, che ci rimise un braccio, mentre il giovane Filippo si procurò la fama di “prima spada di Sicilia”.
La vicenda fu per lui provvidenziale perché restò scosso nel profondo a tal punto da chiedere perdono al ferito, e poi rifugiarsi nel convento dei Cappuccini, dove nel corso di otto lunghi anni, maturò un’autentica vocazione religiosa. Aveva all’epoca appena 19 anni, ma i superiori lo fecero aspettare, tanto che solo a 27 anni poté indossare il saio.
Leggendo la sua biografia si pensa subito al Fra Cristoforo dei Promessi sposi di manzoniana memoria, che prima di diventare frate era stato l’arrogante spadaccino Ludovico.
In convento i suoi bollenti spiriti si stemperarono lentamente con l’esercizio continuo della preghiera, della penitenza e della meditazione, e alla fine venne fuori un uomo nuovo. Gli offrirono di intraprendere un corso di studi, ma rispose d’aver bisogno solo di studiare le piaghe di Gesù. Visse il carisma francescano cappuccino dandosi ai servizi più umili: cuoco, lavandaio, infermiere, sacrestano. Consumato dalle penitenze e dalla fatica, trovava il suo posto accanto al tabernacolo, dove pregava in continuazione. Morì il 12 gennaio1667, ad appena 62 anni e prima di seppellirlo dovettero cambiare per ben 9 volte la sua tonaca, perché ogni volta tutte venivano fatte a pezzettini dai fedeli che volevano avere una reliquia. Fu Beatificato nel 1768 e proclamato santo nel 2001 da san Giovanni Paolo.
Per comprendere l’importanza di questa figura di santo è utile ricordare quanto affermò san Giovanni paolo II durante l’omelia del 10 giugno del 2001: “Alla luce del mistero della Trinità acquista singolare eloquenza la testimonianza evangelica di san Bernardo da Corleone. Di lui tutti si meravigliavano e si domandavano come un frate laico potesse discorrere così altamente del mistero della Santissima Trinità. In effetti, la sua vita fu tutta protesa verso Dio, attraverso uno sforzo costante di ascesi, intessuta di preghiera e di penitenza. Coloro che lo hanno conosciuto attestano concordi che “egli sempre stava intento nell’orazione”, “mai cessava di orare”, “orava di continuo “. Da questo colloquio ininterrotto con Dio, che trovava nell’Eucaristia il suo centro propulsore, traeva linfa vitale per il suo coraggioso apostolato, rispondendo alle sfide sociali del tempo, non scevro di tensioni e di inquietudini”.
Nel corso dell’omelia mons. Michele Pennisi ha voluto anche evidenziare come “San Bernardo ha avuto i natali a Corleone, cittadina che ebbe dall’imperatore Carlo V il titolo di città coraggiosa’ che non merita di essere ricordata soltanto per le tristi vicende di alcuni malavitosi dei nostri tempi, ma per questo suo figlio che conobbe la violenza ma anche la santità.”
A tal proposito ha voluto anche ricordare come sempre da Corleone proviene san Leoluca Abate vissuto nel IX secolo, alla vigilia dell’invasione saracena della Sicilia; il Venerabile Girolamo da Corleone, testimone dell’amore del Signore e operatore di miracoli; la Venerabile Maria Teresa Cortimiglia, amica dei poveri; la serva di Dio Suor Maria Cira Destro mistica corleonese.
Mons. Pennisi ha anche ricordato l’impegno di mons. Cataldo Naro “che si adoperò perché i santi fossero il vero contraltare della mafia, perché esempi di una vita piena, più umana, e perciò stesso degna di essere imitata”.
L’attualità di san Bernardo fu spiegata da san Giovanni Paolo II ai pellegrini provenienti da Corleone con queste parole: “Il modello di santità che egli propone è sempre attuale. Anzi, con la sua storia personale intessuta di grandi passioni civili e religiose, con un senso spiccato della giustizia e della verità in mezzo a tante situazioni di sofferenza e di miseria, egli incarna, in un certo senso, l’immagine del santo contemporaneo: quella cioè di un uomo che si apre al fuoco dell’amore soprannaturale e si lascia da esso infiammare, riverberandone il calore sulle anime dei fratelli. Come mostrò ai suoi contemporanei, egli indica anche a noi oggi che la santità, dono di Dio, produce una trasformazione della persona così profonda da farne una testimonianza vivente della presenza confortatrice di Dio nel mondo”.
San Bernardo ha affascinato i suoi contemporanei ma affascina anche oggi per il suo carattere profondamente umano pieno di calore e di passione ed al contempo pieno di passione per Dio e per il prossimo.
“San Bernardo – ha detto ancora mons. Pennisi – fu chiamato nella sua vita ordinaria di ciabattino e di spadaccino. La sua conversione ci dice che un santo non è chi non ha sbagliato mai, ma chi dopo essere caduto si lascia rialzare dal Padre ricco di misericordia e si lascia portare sulle spalle da Gesù Buon Pastore. San Bernardo ha accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, anche attraverso le sue debolezze, ma ha seguito Gesù fino in fondo prendendo ogni giorno la sua croce dietro di lui”.
La notorietà e la devozione riferibili a san Bernardo sono testimoniante anche dalla notevole mole di reperti iconografici disseminate in tante città delle Sicilia e non solo. Nella presentazione ad un volume che le raccoglie e le commenta, mons. Cataldo Naro ebbe a scrivere tra l’altro: “Vissuto nel Seicento, è un santo barocco, partecipa delle caratteristiche della santità del tempo, esprime una santità più da ammirare che da imitare. Da ammirare per la facilità con cui sembrava anticipare nella fede la visione, trapassando agevolmente il velo che separa il mondo terreno dal mondo celeste, un velo che per lui era così sottile. È impossibile da imitare nella sua ascesi tanto aspra da farci paura”. E poi nella conclusione: “Fra’ Bernardo da Corleone, un santo che per tanti aspetti può apparirci lontano e distante, è a noi vicinissimo nella condivisione della medesima comunione con il Signore Gesù ed anche nell’indicarci il tratto fondamentale e permanente di ogni esistenza cristiana”.
Nota. Le foto sono tratte dal volume di Bernardo Briganti “Ammirabile più che imitabile. Testimonianze iconografiche della santità di Bernardo da Corleone”, Caltanissetta, 2006.