di Francesco Inguanti
In occasione del 33° anniversario della uccisione del giudice Rosario Livatino si è svolto sabato 23 settembre 2023 a Canicattì, un significativo pellegrinaggio sui luoghi della sua vita e del suo sacrificio.
È stato organizzato dai promotori della mostra “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”, presentata al Meeting di Rimini lo scorso anno e che ancora oggi viene riproposta in tantissime città d’Italia. L’idea della mostra è nata tra alcuni avvocati veneti colpiti dalla figura e dalla testimonianza del giudice di Canicattì, ucciso da sicari della “Stidda” agrigentina e proclamato beato il 9 maggio del 2021 nella Cattedrale di Agrigento.
I promotori della mostra sono venuti appositamente in Sicilia e a loro si sono aggiunti altri amici palermitani e agrigentini che hanno voluto condividere, come ha ricordato nell’omelia della Messa celebrata nell’occasione don Carmelo Vicari, non un gesto di convenienza, né un giro turistico, ma “un pellegrinaggio … per visitare i luoghi della sua vita terrena e per ringraziarlo e ringraziare Dio per la bella testimonianza di vita che è stata donata alla famiglia, alla Chiesa, a noi e quindi alla società e per implorare la grazia perché possiamo portare a compimento la testimonianza che viene chiesta anche a noi”.
Prima tappa è stata il cimitero di Canicattì, la cappella della famiglia Livatino, dove ogni partecipante ha potuto rivolgere al Beato le richieste di preghiere personali e di quanti suo tramite ne hanno implorato di particolari. Si è recitata la preghiera nel nome del Beato Livatino che si conclude con queste significative parole: “Per sua intercessione ti chiediamo di saper contrastare le “strutture di peccato” e le varie mentalità mafiose che deturpano l’uomo e minacciano la vita umana, per vivere la beatitudine della giustizia e della pace. Amen”.
Subito dopo la piccola carovana di auto si è diretta al centro della cittadina agrigentina per vistare la casa del Beato Rosario oggi divenuta “Casa museo Rosario Livatino” al numero 166 di via Regina Margherita.
La casa dal giorno dell’omicidio del giudice è rimasta intatta. Vi hanno vissuto successivamente i genitori fino alla loro morte. Per loro volontà è stata donata alla signora Giuseppina, “fedele collaboratrice della famiglia”, ed oggi la cura e l’incontro con i numerosi visitatori è affidata alla signor Claudia Vecchio che è la presidentessa dell’associazione “Casa Giudice Livatino”.
In essa è possibile vedere tutti gli ambienti e gli arredi così come sono stati custoditi, dai giocattoli del piccolo Rosario fino agli oggetti che portava in dosso il giorno dell’uccisione, dai codici e dal Vangelo che stavano sulla sua scrivania alla sua toga accuratamente custodita in una teca.
Grande la commozione che traspariva nel volto del gruppo dei visitatori. Una testimonianza quanto mai concreta e palpabile della “normalità” della persona del giudice perfettamente inserita nella “eccezionalità” della sua testimonianza umana e cristiana.
Subito dopo “i pellegrini” si sono trasferiti nella vicina chiesa di san Domenico, quella nella quale abitualmente il giudice si raccoglieva in preghiera la mattina e nella quale partecipava alla Santa Messa domenicale con i genitori.
Don Carmelo Vicari, parroco di sant’Ernesto a Palermo, ha celebrato la messa e nell’omelia ha detto tra l’altro: “Rosario Livatino ha testimoniato la sua fede, come tutti noi in famiglia, in paese, nella parrocchia e nel suo lavoro di giudice; una fede poco proclive alle grandi e piccole esternazioni, ma molto rigorosa, frutto di una educazione famigliare, che oggi definiremmo tradizionale, ma profondamente innestata nella sua umanità e in grado di accompagnarlo nella sua crescita, dagli anni dell’infanzia a quelli della sua maturità. Questo in piena consapevolezza e al tempo stesso con grande umiltà e discrezione”.
Ultima tappa la stele che sulla vecchia statale Canicattì Agrigento ricorda il luogo del martirio. Anche questa circostanza è stata occasione perché i presenti si raccogliessero in preghiera e facessero memoria della testimonianza di fede che Rosario Livatino ha saputo incarnare soprattutto nella sua attività di magistrato. Don Carmelo Vicari nel ricordare i tratti salienti della personalità del giudice ha evidenziato in particolar modo come Rosario seppe attraversare le dimensioni esistenziali dell’esistenza, “dall’affettività all’amicizia, dal rispetto delle regole alla sua responsabilità nel farle rispettare. In famiglia, dove i genitori devono saper coniugare, nel processo educativo, giustizia e carità nei confronti dei figli; nel posto di lavoro, in cui spesso ci si nasconde dietro le regole per evitare la fatica di accompagnare la giustizia con la carità; a volte si è giusti ma senza carità, e la giustizia diventa violenza e incattivisce la gente; e nella vita sociale, in cui l’egoismo sempre più diffuso sembra voler convincere che non c’è posto per la carità nei rapporti pubblici”.
Un’esperienza quanto mai significativa che lascia il segno. Molti tra i partecipanti si sono espressi cosi prima di giungere a Porto Empedocle per consumare insieme il pranzo.
E molti hanno voluto ricordare la conclusione dell’omelia nella quale la figura di Rosario Livatino è stata associata a quelle di Pino Puglisi. Don Vicari ha detto nella circostanza: “Nel salmo responsoriale abbiamo ripetuto: Presentatevi al Signore con esultanza. Rosario Livatino e Pino Puglisi, consapevoli che era giunta l’ora della morte, e della morte cruenta, sono giunti entrambi con esultanza all’appuntamento decisivo. L’esultanza fiorisce dalla consapevolezza che tutto viene da Dio, la vita e la morte, e tutto trova in Lui consistenza. L’augurio che oggi faccio a me e a voi è che il Signore possa concederci di presentarci a Lui con esultanza. Quindi nel ritorno nella vita quotidiana che accada un modo di essere e di vivere che ci renda pronti a lodare il Signore con tutta la nostra vita”.