di Francesco Inguanti
In occasione del 750° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Monreale (1267-2017) si sono svolti numerosi incontri all’interno del duomo normanno, alla presenza di un pubblico in gran parte costituito dai docenti e dagli studenti della Scuola di Teologia di Base “Mons. Francesco Testa” dell’Arcidiocesi di Monreale, lungo l’anno accademico 2017/18.
I contributi sono stati raccolti nel bel testo “Diaconia della Bellezza. Sguardo interdisciplinare sul Duomo di Monreale”, di Simone Billeci e Massimo Naro, edito da Il pozzo di Giacobbe, e realizzato con il sostegno della Fondazione Sicilia.
Il libro offre attraverso 13 contributi una pluralità di punti di vista, che riesce ad integrare con un unico sguardo interdisciplinare, i quali sono impreziositi da una presentazione del Cardinale Gianfranco Ravasi.
In essa definisce la Cattedrale una “lectio divina per immagini, proprio perché si allarga alla tradizione della fede cristiana, introduce anche la mariologia la cui chiave interpretativa è sempre cristologica, essendo Theotokos il titolo fondamentale della madre del Signore”. Il fil rouge dell’intervento di Ravasi è la certezza che l’arte e unita alla fede, ed aggiunge: “Lo scrigno di Bellezza che è la cattedrale di Monreale è la dimostrazione perfetta di questa bellezza, purtroppo spesso ignorata nella società contemporanea e nella stessa comunità cristiana”.
La definizione di diaconia della bellezza viene approfondita nell’introduzione da Simone Billeci, Direttore della Scuola di Teologia di Base, quando afferma che “l’uomo è il diacono, il custode, l’imitatore, l’assistente di Dio nella costruzione della bellezza” E più avanti spiega: “La cattedrale di Monreale … è il luogo della meraviglia nel doppio senso dell’oggetto che la suscita, ma anche come ciò che è nato dalla meraviglia: solo un occhio che ha visto la bellezza di Dio e del suo operato può tentare di riprodurla”.
Mons. Ravasi suggerisce come giungere alla comprensione di questa bellezza. “Prima di varcare la soglia del tempio monrealese – spiega – è necessaria infatti una catarsi dello sguardo adottando una nuova grammatica del vedere che deve trapassare dal mero <<guardare>> fenomenico alla contemplazione, allo stupore, all’intelligenza (intus legere) trascendente, nella consapevolezza che si deve procedere attraverso un dialogo degli occhi”.
Tra i tanti contributi citiamo l’ultimo, di don Massimo Naro, che approfondisce a sua volta il tema della bellezza, in un appassionato rapporto con la fede applicando questa alla visione dei mosaici di Monreale, per concludere che “queste osservazioni, applicate al duomo di Monreale, richiamano la potenza performativa della bellezza, che trasfigura e trasforma la nostra vita di credenti e, perciò, la vita della comunità ecclesiale”, per giungere alla conclusione che “l’arte abbellisce la fede, ma pure la illustra”.
Un libro, dunque, da leggere e da studiare che fa comprendere come il duomo di Monreale sia fonte inesauribile per gustare la bellezza e comprendere il valore della fede cristiana.
Valgono a tal proposito le parole dell’Arcivescovo, mons. Michele Pennisi, che nella presentazione afferma: “Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, … , la Chiesa ha bisogno dell’arte, che deve rendere per quanto possibile, percettibile ed affascinante il mistero di Dio”.