di Francesco Inguanti
Quest’anno anche la festa dell’Immacolata così sentita dal popolo siciliano farà i conti col Covid e con le misure di contenimento della pandemia. Abbiamo chiesto a don Luca Leone parroco a Corleone come sarà nella sua parrocchia.
“La festa dell’Immacolata a Corleone – esordisce – è da sempre caratterizzata da momenti liturgici e pietà popolare: la Novena, le celebrazioni eucaristiche in chiesa e la processione per le vie del paese.
E come si svolgeva fino all’anno scorso la Novena?
Ogni sera si recitava il Rosario con il tradizionale canto dello Stellario, che è ancora oggi molto sentito dai fedeli e a seguire la Messa. Nel corso dei giorni era prevista anche la presenza di diversi sacerdoti. Vi erano poi un paio di giornate dedicate all’Adorazione Eucaristica, soprattutto in prossimità della festa.
E la processione quando avveniva?
La sera del giorno 7 la statua della Madonna si portava dalla chiesa di Maria Immacolata alla Matrice perché l’Immacolata a Corleone è co-patrona della città, insieme a san Leoluca che è il Patrono principale. Durante questa processione davanti al Comune avveniva la consegna di un mazzo di fiori da parte del Sindaco. Successivamente era prevista la tradizionale offerta di un vaso di fiori che veniva posto avvalendosi della scala dei Vigili del Fuoco ai piedi della statua dell’Immacolata che si trova in una nicchia in alto del palazzo Comunale.
Vi erano altre espressioni pubbliche del culto alla Madonna?
La mattina dell’8 dicembre c’era e ci sarà anche quest’anno una Messa alle 6 del mattino riservata ai componenti della Confraternita dell’Immacolata che è costituita sia da donne che da uomini. Alla fine della Messa avveniva la benedizione dei vastieddi, forme di pane rotonde che poi venivano dai confrati distribuiti, soprattutto agli ammalati e agli anziani che non potevano muoversi da casa.
E dopo?
Si proseguiva con diverse celebrazioni nel corso della giornata che si concludevano con quella serale caratterizzata dalla presenza del Sindaco e da rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e anche delle Forze dell’Ordine. Alla fine della Messa iniziava la processione per le vie del paese che si concludeva riportando l’effige nella chiesa dell’Immacolata. Era una importante occasione in cui le due comunità della Matrice e di san Leoluca vivevano comunitariamente la festa.
E quest’anno quali novità ci saranno?
A causa delle prescrizioni sanitarie le novità riguarderanno prevalentemente i momenti pubblici. Con il solito schema abbiamo scelto di fare la novena nella chiesa di Sant’Agostino, che è più capiente, e non abbiamo invitato altri sacerdoti, per evitare ulteriori movimenti di persone: ci alterniamo io e il vice parroco don Rocco. Rimane il giorno con l’esposizione del S. S. Sacramento. È confermata la Messa delle ore 18 del giorno 7, ma non ci sarà nessuna traslazione del simulacro. Abbiamo chiesto alla chiesa di san Ludovico di prestarci una antica statua dell’Immacolata di dimensioni più ridotte e quindi più facilmente trasportabile che esporremo nella nostra chiesa parrocchiale e poi ci saranno altre 5 Messe durante la giornata nelle quali i fedeli potranno tranquillamente esprimere il culto alla Vergine santissima.
E tutto ciò che rapporto ha con il resto del paese e con le altre parrocchie?
Ovviamente la novena viene tenuta anche in tutte le chiese. Tutto quest’anno ruoterà attorno all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione eucaristica. La novità sta nel fatto che l’occasione ci invita a ricentrare tutto sull’essenziale.
E come l’hanno presa i fedeli?
Nella gente in generale ho trovato grandissimo buon senso. Tutti o quasi si rendono conto della delicatezza del momento. A Corleone, al di là della nomea che il paese si porta dietro, c’è una fede matura nei fedeli e in questa circostanza non è stato necessario discutere o spiegare molto: la drammaticità del momento è chiara a tutti. Gli stessi componenti della Confraternita per primi hanno voluto che la ricorrenza fosse centrata sulle celebrazioni eucaristiche senza rimpiangere processioni, luminarie e fuochi d’artificio degli anni corsi. Non ho riscontato nessuna resistenza, anzi molta comprensione e disponibilità a fermarsi all’essenziale. Tutto ciò è frutto anche di come abbiamo vissuti i mesi precedenti.
Cioè?
Questo clima di grande realismo e rispetto delle regole lo viviamo ormai dal mese di febbraio e adesso a distanza di tanti mesi e dopo l’estate posso dire che non abbiamo registrato un abbandono della parrocchia da parte dei fedeli, anzi in alcuni casi ho riscontrato un ritorno alla chiesa e alle celebrazioni. Un dato significativo è l’aumento del numero dei fedeli alla Messa feriale.
Si può dare una valutazione in termini quantitativi?
Il giudizio sulla fede non va data a partire dai numeri, ma i numeri aiutano a formarsi il giudizio Così partendo dal dato che Corleone fa 11.000 abitanti e sono operanti 4 parrocchie, posso affermare che solo nella mia parrocchia partecipano alla Messa nei giorni feriali circa 60 fedeli, che rapportato al numero di parrocchiani residenti che è circa 2.000 è un numero considerevole. E lo stesso è accaduto nelle altre parrocchie malgrado, l’uso massiccio del web durante il look down. In poche parole: da maggio in poi in tanti sono tornati a frequentare le chiese. Vengono meno bambini certo, ma più giovani tanto che abbiamo deciso di aggiungere due messe festive per consentire a tutti in un contesto di sicurezza sanitaria la partecipazione.
E che rapporto si è instaurato con l’Amministrazione Comunale e le forze dell’Ordine?
Con le istituzioni in genere non c’è stato nemmeno bisogno di incontrarci per prendere decisioni comuni. Le indicazioni giunte dai Vescovi siciliani sono state chiare e recepite soprattutto in tema di processioni. D’altra parte non facciamo processioni in paese dal mese di febbraio e neanche d’estate ne sono state svolte. L’ultima risale al primo marzo in occasione della festa di san Leoluca. Da allora in poi non si è fatto più niente in pubblico, tranne le Messe all’aperto. Le 26 confraternite a Corleone hanno mostrato grande senso di responsabilità. Ciascuna di esse organizza almeno una processione l’anno, se non più di una; quindi in un anno sfioriamo le 30 processioni, anche se non tutte coinvolgono l’intero paese.
E come avete supplito a questa mancanza?
Abbiamo cercato in tutti i modi di non interrompere il culto dei santi “inventando” altre forme di manifestazione all’interno delle chiese. Al loro interno abbiamo esposto o portato le loro statue sostituendo le processioni con momenti liturgici e sostenendo questi anche con momenti culturali. Abbiamo così consentito a tutti la loro venerazione facendo capire che le processioni non sono l’unica forma prevista.
Come vede il futuro in tal senso?
La mia speranza è che questo tempo ci aiuti a tornare a ciò che è essenziale.