di Enzo Roccaforte
Gesù Bambino ci ha portato quest’anno uno splendido regalo: il Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, il magistrato ucciso “in odio alla fede”, il 21 settembre 1990, sarà Beato. La sua figura si affianca in tal modo a quella di don Pino Puglisi, la cui vita e il cui martirio è molto simile a quella del magistrato agrigentino ed entrambi indicano un cammino verso la santità cui ciascuno per la propria parte è chiamato ad aderire. Abbiamo voluto chiedere una riflessione ad una persona che per ovvi motivi di età non l’ha conosciuto, ma ne ha incontrato la memoria e la testimonianza a partire dal suo lavoro.
Questa estate Mimmo, un mio caro amico, è venuto a trascorrere quattro giorni di vacanza qui, ad Agrigento.
Eravamo insieme in macchina quando, passando dalla Piana di San Gregorio, nel cuore della Valle dei Templi, gli dissi: “Vedi? Qui, il 9 maggio del ‘93 la terra tremò al grido “Convertitevi!” di San Giovanni Paolo II all’indirizzo dei mafiosi”. Gli raccontai che il Papa fu provocato nel lanciare quel grido dall’incontro che ebbe nella stessa mattina con i genitori del giudice Rosario Livatino, piegati dal dolore per perdita del loro unico figlio. Di fronte alla sua curiosità, gli dissi: “Conosci Rosario Livatino? Verresti con me a trovarlo al cimitero di Canicattì?”. Si disse subito disponibile e così andammo.
Durante il tragitto, mentre raccontavo le tappe più significative della vita del giudice, Mimmo rispose ad una telefonata dicendo: “Sono in macchina con Enzo e stiamo andando a trovare un amico”.
Ecco! Proprio così, perché stiamo parlando di un amico, un amico che non ho mai conosciuto in vita, ma sempre un grande amico.
L’origine di questo “rapporto di amicizia” con Rosario risale al 30 settembre del 2016 quando “casualmente” mi ritrovai per servizio (sono un poliziotto) nell’Aula magna del Seminario Vescovile di Agrigento ad una delle tante conferenze sul Giudice, oggi Beato. Si era reso necessario il presidio delle Forze dell’Ordine per la presenza, tra i relatori, dell’allora presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, On. Rosy Bindi e del Giudice del Tribunale di Caltanissetta, Giovanbattista Tona.
Nell’intervento del Giudice Tona non era facile distinguere le frasi tratte dalle due conferenze di Rosario da quelle che erano le sue riflessioni personali, per cui era innanzitutto un discorso vivo, e avvertivo sin da subito un messaggio con spunti interessanti non solo per “uomini di legge”, ma per tutti coloro che sono impegnati nella vita in qualunque mestiere o per il fatto stesso di essere parte di una comunità.
Rosario era un uomo che riteneva di potere, anzi, di dovere realizzare il suo impegno di fede senza farne una bandiera, con una riservatezza nella quale quello che si doveva vedere non era la professione orale, nella quale siamo più o meno tutti capaci, ma attraverso l’impegno professionale. La legge è la stessa: la professione di fede – la professione nell’attività scelta per servire la propria comunità, il proprio paese.
Il giudice Tona disse: “Livatino guardava distinguendo la persona dalla sua colpa, la persona dall’errore o dal peccato commesso. Qual è il fine del Giudice Rosario Livatino, il fine della Chiesa, il fine delle autorità statali, il fine primo di Dio? L’uomo, nel suo bisogno infinito di essere amato e continuamente perdonato.”
Dopo questo “inizio” fino ad oggi, tempo nel quale ho avuto modo di ascoltare testimonianze di chi lo ha conosciuto, nonché di leggere le pagine dei suoi diari, ho visto crescere in me una devozione verso Rosario che consiste in un dialogo con un amico più grande, da guardare e al quale chiedere di diventare sempre più capace di stare di fronte al prossimo senza mai dimenticare che il primo ad essere bisognoso e vulnerabile sono io.
Proprio a causa della mia professione, nelle circostanze lavorative, quando mi trovo davanti a una persona cascata in “guai giudiziari”, quando ricordo ciò che sono, con tutta la mia esigenza di bene, accade sempre un incontro che è una carezza al cuore di entrambi.
La notizia di questi giorni che papa Francesco proclamerà ufficialmente Beato Rosario Livatino, mi riempie di gioia e mi rilancia in un rapporto di amicizia nel quale avverto la possibilità di una crescita personale e professionale.