Figli, rischi e villaggio (globale). Dialoghi sull’educazione

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di Francesco Inguanti

Da quando il tema dell’educazione è divenuto importante, drammatico, decisivo, a tal punto da essere definito “una emergenza”, si sono moltiplicati a dismisura anche i contributi che attraverso i libri e gli articoli giornalistici, ci sono offerti copiosi di addetti ai lavori e non prodighi nel dare consigli a tutti, soprattutto a docenti e genitori.

Il libro “Figli, rischi e villaggio (globale). Dialoghi sull’educazione”, di Luca Luigi Ceriani, Edizioni Ares, merita una particolare attenzione per due motivi.

Il primo perché è frutto di una esperienza e non di enunciazioni teoriche. Una esperienza protrattasi nel tempo, circa vent’anni, in un comune lombardo, Opera, su iniziativa dei due soggetti particolarmente esposti nelle vicende educative, insegnanti e genitori, con la partecipazione e il sostegno della istituzione, l’Amministrazione locale.

È quanto accaduto, infatti, dal 2002 in poi, a partire dalla nascita di un asilo privato come ampiamente descritto nell’introduzione; ed è questa storia che colpisce subito perché racconta in poche pagine e incuriosisce subito come abbia potuto soprattutto dare “valore e senso al mestiere più difficile del mondo: essere genitori”. Ecco subito svelato il punto di osservazione: la genitorialità, vissuta non come “dramma sociale o esistenziale”, ma come grande opportunità da condividere con coloro che sono o dovrebbero essere i migliori alleati dei genitori: gli insegnanti.

La storia cui si fa riferimento nel libro è quella nata da “un asilo privato che, tra difficoltà burocratiche ed economiche, è arrivato ad accogliere più di mille bambini ed ha sostenuto molte famiglie”. Ma questa storia non è la protagonista del libro, il libro non la descrive, ma la utilizza come scenario in cui si muovono una serie di autorevoli personaggi che sono stati incontrati e “interrogati” nell’arco di parecchi mesi su alcuni aspetti particolari e specifici dell’arte di educare.

Li elenchiamo insieme al tema che è stato loro assegnato e che è descritto sotto forma di dialogo. Massimo Recalcati: Custodi dell’impossibile. Dall’abbandono della lingua materna al miracolo della didattica. Antonio Polito: La solitudine dei padri. Ciò che serve a una generazione di pionieri. Mario Calabresi: La vita è una maratona. La fatica e il gusto della conquista. Paolo Crepet: Come i canditi sul panettone. Senza passione non c’è felicità. Giorgio Vittadini: Capaci di cambiare il mondo. Il compito della scuola è crescere protagonisti. Franco Nembrini: Entrare dalla finestra. Educazione fa rima con affettività. Mario Mauro: L’eredità che conta. Domandarci chi siamo e dare un nome alle cose. Fausto Bertinotti: Un’utopia ci salverà. Per muoversi ci vuole una meta. Daniele Novara: L’errore non è un sintomo. Il coraggio di educare per vincere il narcisismo. Alessandro Meluzzi: La famiglia in evoluzione. Alla ricerca del senso di sé. Diego Fusaro: Aveva ragione Platone. Elogio dei classici e dei grandi ideali. Umberto Garimberti. Quale futuro? I ragazzi che nessuno convoca. Raffaella Poggi. Sull’apprendimento. Tra disturbi e difficoltà, la chiave è sempre il desiderio.

Il secondo traspare da quanto fin qui detto. Sono i tanti punti di osservazione e di giudizio che emergono nei dialoghi con gli invitati. Per iniziare la lettura si può partire anche da loro, dall’importanza dell’argomento trattato o dall’autorevolezza dell’intervistato. L’educazione non è un processo lineare bensì l’impegno a costruire il ricamo di cui non si conosce prima la trama. Più sono gli elementi che concorrono alla sua definizione più sono le probabilità che il risultato finale sia completo e armonico. L’insieme dei temi affrontati nei dialoghi viene sapientemente organizzato e proposto nelle pagine della prima parte del volume, in modo tale da offrire a chi volesse iniziare da quelle, una organica trattazione che poi può essere approfondita nella lettura dei dialoghi seguenti. Non manca per finire una parte conclusiva in cui l’autore, che è psicologo e pedagogista ed è docente e formatore nel Corso di Laurea in Scienze dell’educazione dell’Università Cattolica di Milano, nonché uno dei protagonisti della storia, tira i fili del discorso, ma cerca anche di rilanciare la palla perché il tema in questione non può essere mai risolto, nemmeno parzialmente.

In definitiva un libro che non ha né la pretesa di dare buoni consigli né l’ambizione di dare risposte, men che mai alla domanda che serpeggia tra le righe: Come si fa ad essere buoni genitori. Il libro che è un buon compagno di viaggio e come tale può starci vicino proprio in questo momento storico in qui questo viaggio attraverso i sentieri dell’educazione è più difficile che in passato.

 

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