Sub Tutela Dei: la mostra su Rosario Livatino al Meeting di Rimini

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di Francesco Inguanti

Tra le mostre del Meeting di Rimini di quest’anno quella dal titolo: Sub Tutela Dei, sulla figura del beato Rosario Livatino ha riscosso un notevole successo. Anche la sua storia è particolarmente significativa ed è per questo che l’abbiamo in parte ricostruita con le testimonianze di alcuni tra i promotori. Pubblichiamo oggi la prima parte.

È giunto il momento. Dopo 6 giorni l’edizione 2022 del Meeting di Rimini si conclude. La soddisfazione generale è palpabile: il covid non ha ucciso il Meeting, che ha ripreso la sua marcia, iniziata nel lontano 1980. Mentre gli ultimi visitatori si apprestano a lasciare gli stand espositivi in uno c’è ancora gente che attende. È quello dove è stata allestita la mostra “Sub Tutela Dei”, in ricordo di Rosario Livatino, il magistrato agrigentino ucciso dalla mafia locale il 21 settembre del 1990. Ci siamo dati appuntamento con alcuni degli organizzatori, con cui non è stato possibile intrattenerci nei giorni precedenti perché indaffaratissimi ad accogliere ed illustrare la mostra ai visitatori.

L’inizio di questa splendida storia si deve all’avvocato veronese Guido Facciolo, colui che per primo si è imbattuto con la personalità di Rosario Livatino e che da quel giorno ha trascinato in una impensabile avventura tante altre persone.

Gli chiediamo un primo giudizio su come è andata, a partire dal numero dei visitatori. “Il numero finale lo avremo fra qualche giorno, ma una valutazione sulle presenze giornaliere ci porta a dire che sono stati più di 10.000 coloro che sono venuti a visitarla”. Gli chiediamo allora che tipo di pubblico è transitato tra le sale. “Il pubblico del Meeting è molto variegato: ci sono tanti nonni ed anche tanti nipotini, oltre agli adulti. Possiamo dire che son venuti un po’ tutti. Tantissimi non conoscevano né la persona né le vicende dell’uccisione del magistrato, ma moltissimi uscivano commossi”.

Ne chiediamo il motivo a Paolo Tosoni, un altro avvocato tra i curatori della mostra. “Rosario Livatino è stato un eroe civile perché cattolico e non viceversa. Il suo fascino è legato al fatto che è una figura ordinaria, cioè alla nostra portata che ha fatto delle cose straordinarie, ma nella normalità. Faceva il suo lavoro, era dedito alla famiglia, rivolgeva molta attenzione ai suoi amici, aveva una particolare attenzione per gli anniversari. In questa sua normalità ha esplicato qualcosa di veramente straordinario che è da una parte una umanità fortissima e dall’altra anche una intelligenza che possiamo definire come l’intelligenza della fede”.  Lo invitiamo a spiegare cos’è questa intelligenza della fede. “E’ la capacità di vedere – risponde – al di là del cliché che in genere si usa per amministrare la giustizia. In genere si parte dal reato, poi si individua la norma che contempla il reato e quindi si applica la pena. Che dietro tutto ciò ci sia una persona diventa una questione secondaria. L’intelligenza della fede fa vedere tutti i fattori in campo. Livatino aveva una visione del mondo a 360 gradi. È una visione diversa dalla nostra anche se noi ce la mettiamo tutta per fare il meglio. Di fronte ad ogni elemento di indagine non si fermava al primo impatto, cercava di scavare sempre e scopriva cose che altri non notavano”.

È giunto il momento di conoscere la genesi dell’iniziativa e la parola torna a Guido Facciolo. “Se vogliamo datare l’inizio di questa avventura dobbiamo andare al settembre del 2019 quando ho letto sul quotidiano Avvenire un articolo del postulatore della causa di beatificazione mons. Vincenzo Bertolone, nel quale c’era riportata una frase di Rosario, che abbiamo riportato anche nella mostra: Perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio e poi aggiungeva che questo rapporto diretto con Dio passa attraverso un rapporto indiretto con Dio che è il rapporto d’amore con la persona che devo giudicare o che è inquisita. Quando ho letto questo articolo, (conoscevo Livatino come tanti, cioè poco più che niente), ho avuto come una folgorazione e mi sono subito detto che era importante per me andare a fondo di questa personalità, entrare in sintonia con lei”. Prosegue poi il racconto: “Ho cominciato a parlare con amici e colleghi, soprattutto quelli che fanno parte della LAF (Libera Associazione Forense), riscontrando un certo interesse che però non produceva effetti immediati, se non il desiderio di conoscere meglio questa figura”.

La LAF è un’associazione di avvocati senza scopo di lucro, attiva presso il Tribunale di Milano già dal 1997, e con sedi in varie città d’Italia, la quale offre formazione a praticanti e avvocati e organizza, convegni e corsi di aggiornamento accreditati per professionisti. La LAF è una delle tre realtà associative che hanno promosso la mostra. La seconda è il Centro Studi Rosario Livatino; e la terza è il Centro Culturale di Palermo di cui si dirà dopo.

Riprende la parola Guido Facciolo. “In quella fase il nostro massimo obiettivo era fare un convegno a Verona. Lo avevamo fissato per il 7 maggio del 2020, ma ovviamente il covid lo ha fatto abortire prima della nascita. Ma non ci siamo fermati, ed abbiamo proseguito leggendo e confrontandoci con i tre scritti di Rosario per trovare sostegno nel nostro lavoro. L’incontro è stato poi fatto il 16 settembre del 2021 a Verona e ha riscosso un grande successo, grazie anche al Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati del consiglio di verone e al Presidente del Tribunale locale che ha sostenuto la nostra idea e ci ha invitato ad aprirlo a tutta la città, non solo agli ambiti forensi, perché diceva: Rosario appartiene a tutti”.

Ma la storia prosegue. Il salto di qualità dal convegno alla mostra al Meeting nasce da una telefonata fatta al presidente del Meeting Bernhard Scholz, il quale propose subito che la figura di Livatino fosse fatta conoscere a Rimini non con una semplice conferenza, ma con una mostra che avrebbe richiesto certo più fatica, ma che avrebbe coinvolto ovviamente molte più persone. Ma questa grande possibilità aprì al gruppo degli organizzatori un nuovo problema: la copertura dei costi.

Guido Facciolo prosegue nel suo racconto: “Il preventivo che avevamo fatto era di una certa somma ma noi curatori non eravamo riusciti a recuperarla per intero e mancavano ancora diverse migliaia di euro. Abbiamo deciso di chiedere aiuto a Rosario. Uno altro dei curatori Carlo Torti ci riferisce che un suo parente, imprenditore bresciano e grande amico del Meeting, era morto da qualche giorno. A suo giudizio forse i familiari li avrebbero potuti aiutare, sostenendo in parte i costi dell’opera, dedicandola a lui. La moglie del defunto non mostra alcune esitazione e devolve la somma mancante. “Questo è uno dei motivi – precisa Faccioli – per cui sostengo senza infingimenti che la mostra l’ha fatta Rosario e noi siamo stati semplici strumenti”.

Carlo Torti racconta allora la sua personale sperienza. “Mi sono inserito in questa bella avventura nel 2021, quando alcuni colleghi avvocati mi hanno parlato dell’idea di una mostra su Rosario Livatino al Meeting. Tra l’altro il titolo di quest’anno “Una passione per l’uomo” era molto in sintonia con la figura del giudice siciliano.   L’aspetto che mi ha maggiormente coinvolto è stato la ricostruzione e la sintesi dei video che erano stati realizzati in Sicilia. Per questo motivo mi sono recato più volte a Verona e con Roberta e Guido abbiamo realizzato il prodotto finale che è stato proiettato nelle varie sale. Un compito tanto semplice quanto impegnativo per giungere ad una sintesi di qualità”.

Gli chiediamo quale è stato il suo apporto specifico. “Ho organizzato tutto il lavoro di conoscenza e studio con le guide, costituite soprattutto da studenti universitari, ma anche da magistrati, avvocati ecc. che hanno presentato la mostra al Meeting. Mi ha colpito il loro entusiasmo, la loro voglia di partecipare ed il riscontro di questo lavoro è stato la soddisfazione e la commozione di quanti uscivano dopo aver visto la mostra. In particolare conservo il ricordo delle illustrazioni fatte ad alcuni ragazzi stranieri, i quali certamente non conoscevano prima Livatino. Mi ha colpito il fatto che un uomo semplice, competente e dedito al lavoro come Livatino, che ha saputo dare un’anima alla amministrazione della giustizia, sia stato in grado di parlare anche a loro.

Per finire gli chiediamo cosa gli ha lasciato la mostra. “La cosa più significativa di questo lavoro è stata la pubblicazione del libro guida della mostra, che grazie alla disponibilità del vescovo di Agrigento, contiene gran parte delle agendine di Livatino, che non erano mai stata pubblicate. Le agendine sono servite a due cose: recuperare l’umanità del magistrato e la sua profonda fede. Queste mio hanno insegnato ciò che mi porto da questa esperienza: anch’io posso vivere l’ordinario in modo straordinario, come lui ha fatto”.

Si aggiunge alla conversazione un’altra promotrice, Roberta Masotto che racconta delle modalità con cui è proseguito il lavoro. “Assunta la decisione di proporre una mostra al Meeting ci siamo divisi i compiti tra noi della LAF ed io mi sono occupata in modo particolare insieme a Guido di fare le interviste. Attraverso testi, amicizie, telefonate abbaiamo individuato un buon numero di testimoni da intervistare. Questa particolare esperienza è stata bellissima: tutti coloro che abbiamo incontrato erano felici di poter parlare di Rosario e lo ricordavano con affetto. Anche nei suoi colleghi ha lasciato una sensibilità particolare. Tutti ci hanno dato una immagine molto concreta della sua persona. Decisivo è stato poi il nostro viaggio in Sicilia e ad Agrigento”.

Ce lo racconta ancora Guido Facciolo. “L’altro grande segno dell’impegno di Rosario nella mostra è l’amicizia che è nata con gli amici della diocesi di Agrigento, a partire dal Vescovo, il quale alla nostra richiesta si è detto subito disponibile a che la reliquia fosse esposta al Meeting ed anzi di portarle personalmente. Inoltre ci ha dato la possibilità di pubblicare parte delle agendine su cui Rosario annotava ogni piccolo o grande avvenimento della sua giornata. Ecco perché mi sento di affermare che la mostra l’ha fatta Rosario. Il motivo per cui esiste la mostra è la presenza di Rosario. La sua prima eredità è la sua presenza”.

 

Il Vescovo di Agrigento mons. Alessandro Damiano si è fermato alcuni giorni al Meeting intrattenendosi lungamente con i tanti visitatori e acquisendo una ulteriore testimonianza del seguito che la figura del beato Livatino gode anche a tanti km di distanza da Agrigento.

Chiediamo a Roberta Masotto il segreto di questa storia, cosa l’ha resa possibile: “Premesso che il merito di tutto ciò è di Rosario, come ha detto Guido, il segreto si può individuare nella nostra amicizia all’interno della LAF che siamo riusciti ad allargare a tante altre persone, ed anche nella fiducia che ciascuno ripone nell’amico. Ci siamo dati credito l’un l’altro di fronte ad una persona e ad un avvenimento che conoscevamo appena. Quando un amico ti propone una cosa che lo ha entusiasmato tu gli dai credito e ti entusiasmi a tua volta. E la figura di Livatino non può non entusiasmare. E quindi ha entusiasmato noi e tantissimi altri, come ad esempio coloro che hanno fatto da guida alla mostra. Questa è la forza di attrattiva di Rosario, non sarebbe bastata la nostra capacità organizzativa per conseguire questo risultato”.

“L’ultima e più importante sorpresa – aggiunge Paolo Tosoni – è stata immergersi nella vita e nel lavoro del beato Rosario Livatino: l’unità profonda da lui vissuta tra fede, vita e lavoro di magistrato – la sua lucidità di giudizio, fino a coniugare l’esercizio del giudicare con la misericordia – è stata per me e per gli amici coinvolti un segno, una testimonianza che ci porteremo dentro per sempre se, come lui, sapremo affidarci alla Sua tutela. Sub Tutela Dei, STD, appunto, l’acronimo, trovato nelle sue agende e che è stato scelto come titolo della mostra”.

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