La mostra del Grand Tour, Isacchi: è un invito alla bellezza

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di Francesco Inguanti

Mercoledì 7 settembre 2022 è stata inaugurata a Monreale la mostra “Monreale negli sguardi del Grand Tour”, opere e luoghi tra immagini dei viaggiatori stranieri e committenza degli Arcivescovi. L’evento potrebbe essere annoverato come una delle tante e qualificate iniziative che ogni anno si svolgono grazie al patrimonio storico, artistico e culturale che la Cattedrale riesce a proporre e riproporre. Ma questa volta ha avuto tra i promotori un personaggio particolare: il nuovo Arcivescovo dell’Arcidiocesi, mons. Gualtiero Isacchi.

Ed è per questo motivo che siamo tornati da lui dopo alcuni giorni per farci raccontare innanzitutto le sue impressioni e le sue sensazioni.

“Occorre precisare – inizia l’arcivescovo – che la presentazione e l’inaugurazione della mostra fa parte delle celebrazioni apertesi alle 18.00 di mercoledì con la recita dei “Primi Vespri”, che ha di fatto aperto la festa della Madonna del Popolo e celebrato la messa dedicatoria con la quale, nel 1267 la magnifica Cattedrale normanna fu dedicata alla natività della Vergine Maria e venerata con il titolo di Madonna del Popolo. Quindi un momento culturale e artistico all’interno di un contesto profondamente religioso e ricco di memoria storica. Ma la mostra ha certamente un valore in sé che è innegabile”.

Ci dica allora della mostra.

La mostra, allestita nella Sala San Placido del Museo diocesano, è costituita da disegni e incisioni su Monreale a corredo dei diari dei viaggiatori di maggior spicco del Grand Tour e opere direttamente visionate dai viaggiatori stessi. Vi sono i disegni di Smiriglio e Marabitti provenienti da Palazzo Abatellis, le edizioni originali dei diari di viaggio di alcuni tra i principali esponenti del Grand Tour, come Houel, Swinburne e Gigault De La Salle, provenienti dalla Fondazione Sicilia, accompagnati da pannelli con alcuni dei brani su Monreale più significativi estratti dai loro testi, ed altro ancora”.

Chiediamo a don Nicola Gaglio, parroco della Cattedrale e anima di tantissime iniziative che in essa si volgono annualmente, di spiegare cosa è il Gran Tour: “Nei secoli scorsi il viaggio del Gran Tour, in Italia e in Sicilia, era prerogativa di precettori e giovani appartenenti alla nobiltà (anche se poi divenne più esteso) e scopo della mostra è proprio svelare le parole e le descrizioni di tali viaggiatori alla vista di Monreale, del suo patrimonio architettonico e del suo territorio. Accanto ai volumi del Grand Tour vengono inoltre esposti altri illustri volumi. Accanto ai testi in lingua originale, vengono altresì esposti disegni acquarellati e immagini raffiguranti le fontane che abbellivano, e che in parte continuano a farlo, il percorso che da Porta Nuova arriva a Monreale”.

Mons. Isacchi, torniamo alle sue emozioni di fronte a questo evento. Quali sono state?

“La mostra ha innanzitutto una particolarità: racconta ciò che per noi è quotidianità, questa cattedrale, i panorami, le fontane e le opere d’arte della nostra città attraverso gli sguardi di altre persone.

E perché è una particolarità? Tutte le mostre hanno questo scopo.

Perché noi siamo convinti di conoscere tutto ciò che ci circonda semplicemente perché lo vediamo da sempre. L’abitudine rischia di essere una nemica della conoscenza, in quanto noi, nella convinzione di conoscere le cose, le guardiamo sempre dal nostro punto di vista, senza nemmeno immaginare che si potrebbero osservare anche da altre prospettive. Così, ad esempio, entrare in questa Cattedrale da un ingresso laterale, impedisce di vedere il Pantocrator. Senza poterlo ammirare se ne può percepire la bellezza solo dal racconto dei visitatori. Ma la mostra richiama un’altra esperienza”.

Quale?

“Quella della meraviglia. La meraviglia consta di due dimensioni: una oggettiva e l’altra soggettiva. La dimensione oggettiva sta in ciò che si osserva: la cattedrale di Monreale è bella indipendentemente da me, da ciascuno di noi. La dimensione soggettiva sta nell’esperienza che ciascuno di noi fa: quindi la bellezza oggettiva colpisce la persona e suscita un sentimento di meraviglia, di attrazione, di fascino. Questo è quanto genera anche la mostra, per i reperti e i contenuti che la riguardano”.

Però la meraviglia è un’esperienza di bellezza, ma è suscita anche dalla bruttezza. Dunque?

È vero, anche di fronte al brutto restiamo colpiti, meravigliati. Nel corso della presentazione alcuni giorni fa ho citato una frase trovata tra gli studi del prof. Sergio Intorre, che insieme a Maria Concetta Di Natale ha curato la mostra, in cui un viaggiatore scriveva nel 1798: ‘Il governo e anche la religione sono gestiti in modo da tenere il popolo nella schiavitù e nell’ignoranza; è quindi assai improbabile che saranno mai capaci di risollevarsi da quello stato di miseria assoluta in cui sono stati gettati soltanto un secolo fa dalla catastrofe citata prima [il terremoto del 1693, NdT]’[1].

E qual è il rapporto con la bellezza che genera la mostra?

“Che non solo la bellezza suscita meraviglia. Parliamo di ciò che purtroppo ci circonda. I puntuali incendi dolosi estivi, l’immondizia abbandonata nelle nostre strade … tutto colpisce l’occhio dell’uomo. È ciò che mi meraviglia è la reazione alle bruttezze di cui si parlava. Quest’anno ho fatto esperienza diretta di alcuni incendi che hanno devastato il territorio monrealese.  Mi hanno colpito alcune reazioni: ‘Ogni anno è così’. Oppure di fronte all’abbandono delle nostre strade: ‘Non ci si può fare nulla…’ In una terra che sto scoprendo è amando come meravigliosa, mi indigna e mi meraviglia la rassegnazione ad arrendersi alla bruttezza.

E il rapporto con la mostra?

“Gli sguardi di questi visitatori illustri, che si meravigliavano giustamente della bellezza della nostra terra, devono spingere anche noi verso percorsi di bellezza. Credo che noi, custodi di questa terra ricchissima e straordinaria, siamo chiamati ad investire sulla bellezza. Lo dobbiamo fare per i nostri figli, per il nostro futuro. Prendiamoci cura delle opere d’arte, prendiamoci cura del creato, prendiamoci cura della nostra città… è questo l’appello che gli sguardi dei viaggiatori protagonisti di questa mostra rivolgono a me, e a ciascun Monrealese e, forse, mi permetto di allagare un po’ il discorso, ad ogni siciliano. Con questa preoccupazione, la visita della mostra non si riduce ad una esperienza estetica, ma può essere un’occasione per prendere una sia pur piccola positiva iniziativa della nostra vita verso la realtà che ci circonda, attraverso percorsi di bellezza”.

La mostra è organizzata dal Museo Diocesano di Monreale, dal Duomo di Monreale, dalla Biblioteca Torres di Monreale, dalla Fondazione Sicilia e dalla Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, con il patrocinio del Dipartimento Culture e Società e dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina” dell’Università degli Studi di Palermo e della S.I.S.C.A. – Società Italiana di Storia della Critica d’Arte.

Il percorso didattico ideato e curato da Chiara Dell’Utri (Associazione Arte, Cultura Benessere Didattica), mirato alla presentazione dell’esposizione temporanea con particolare attenzione ed indirizzo agli studenti più giovani, accompagna la mostra che sarà visitabile fino al 31 Ottobre 2022.

 

 

[1] T. Bingham Richards, Letters from Sicily. Written in the year 1798, by a gentleman to his friends in England, London

 

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