A Terrasini, un pomeriggio per dire no alla guerra, nella memoria della Grande guerra

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di Francesco Inguanti

La presentazione del libro “È… passato anche questo! La Grande Guerra. Memoria e sfida per il presente e il futuro” avvenuta a palazzo d’Aumale di Terrasini, mercoledì 24 maggio 2023, può definirsi senza ombra di dubbio un evento significativo, per molte ragioni.

Partiamo dal contenuto del bellissimo libro di oltre 300 pagine, stampato grazie al contributo dell’Assessorato Regionale dei Beni culturali e della Identità siciliana, che raccoglie una grande quantità di foto riguardanti in vario modo la Prima guerra mondiale. Esprimono le caratteristiche specifiche di una “testimonianza”; una testimonianza resa attraverso documenti e materiale conservati significativamente a “memoria individuale” o a “memoria familiare” nelle proprie abitazioni da cittadini di Terrasini, Cinisi, di altri centri limitrofi ed anche della città di Palermo. Questa preziosa opera di reperimento e catalogazione si deve all’impegno dei soci dell’Associazione “Così, per… passione!”, di cui Ino Cardinale è anima e motore.

Questi reperti sono stati precedentemente esposti (parliamo così della storia che precede questa pubblicazione) nell’ambito dei due mostre dal titolo: “La Grande Guerra”, appositamente organizzate in un efficace “continuum” commemorativo a Trapani e a Palermo con il sostegno dell’Esercito Italiano e dalle locali prefetture negli anni scorsi. Altri eventi di diverso genere si sono tenuti negli stessi anni. Si potrebbe concludere dunque che è un libro che viene da lontano.

Impossibile elencare seppur in breve le foto di tutto ciò che è presente nel libro. Si possono racchiudere in queste categorie: fotografie, formato “cartoline postali” semplici, “cartoline postali in busta della Croce Rossa Italiana”, “cartoline postali in franchigia – corrispondenza del R. Esercito”. Fotografie di militari in licenza, venuti a casa per la malattia o la morte di un parente, la nascita di un figlio, la raccolta nei campi, ecc. Lettere, cartoline, corrispondenza varia scambiate tra militari impegnati in servizio di leva e in operazioni belliche, dalla zona di guerra o dalla prigionia, e genitori, fratelli e sorelle, parenti, compari, amici stretti ed altri. Taccuini, diari, quaderni di appunti. Cimeli e oggetti vari. Divise e indumenti. Attestati-diplomi e medaglie ed altro. Documenti dello Stato Civile, del Ministero della Guerra e di comandi vari. Stampe, illustrazioni, copie di testate giornalistiche, periodici e pubblicazioni nazionali e locali. Annotazioni e commenti trascritti nel “Registro dei visitatori” della mostra da cittadini. Foto di una “trincea” creata con dovizia di particolari nel contesto della Mostra. Pagine esclusive dedicate a Palazzo d’Aumale. Pagine con foto di reduci.

E veniamo adesso all’interessante pomeriggio trascorso a palazzo d’Aumale il 24 maggio.

Una sapiente regia ha fatto scorrere le foto più significative raccolte nel libro, così che i presenti, pur non avendo ancora visionato il testo, ne potessero apprezzare il contenuto.

Ad essa si è aggiunta quella della giornalista Maria Giambruno che ha saputo legare i vari interventi senza smarrire il senso della manifestazione: ricordare l’avvenimento della Grande guerra in modo attuale e avvincente.

Una prima sezione ha visto gli interventi di Giosuè Manici, sindaco di Terrasini, Maria Maddalena De Luca, Direttrice del Museo Riso e del Museo d’Aumale di Terrasini, e di Mario La Rocca, Dirigente generale dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e della Identità siciliana, che hanno aiutato tutti a cogliere il vero senso della memoria degli avvenimenti riportati e il valore del sacrificio dei tanti morti, molti dei quali anche Terrasinesi e dei paesi del circondario.

È stato poi offerto un significativo intermezzo musicale di Giuseppe Di Giovanni, che con il suo violino ha ripercorso le canzoni più significative di quegli anni, molte delle quali espressione del sacrificio dei soldati al fronte.

È stata poi la volta di una conversazione tra Matteo Di Figlia e Carlo Verri (docenti di Storia Contemporanea all’Università di Palermo), coordinati da Giovanni Ruffino, già Preside della Facoltà di Lettere dell’ateneo palermitano e Accademico della Crusca. Uno spaccato di contenuto storico per ripercorrere i momenti più significativi del conflitto mondiale e del contesto internazionale nel quale si è svolto.

Un secondo intervento musicale è stato offerto dal gruppo Kumpania Folk Band, composto da Luisa Cerami, Fabrizio Augugliaro e Irene Giliberti, con uno spaccato del loro repertorio popolare e dialettale, perfettamente inserito nel contesto e nel significato della manifestazione.

Alla fine, targhe-ricordo per le autorità presenti e ringraziamenti per i tantissimi che hanno consentito la realizzazione dell’evento.

Ed allora, perché un evento e non una semplice presentazione di libro? Perché senza indulgere a sentimentalismi la memoria della Grande guerra ha aiutato tutti ad una riflessione sulla guerra e sulle guerre vicine e attuali che ci coinvolgono in vario modo. Lungi dal cadere nel generico pacifismo, gli interventi hanno richiamato alla inutilità della guerra per comporre i conflitti tra gli uomini e all’importanza di un impegno quotidiano che riguarda tutti gli uomini in qualunque latitudine essi vivano e in qualunque situazione, anche quella in apparenza più pacifica, si trovino.

Tante le citazioni sull’argomento riportate nel libro e raccontate dai relatori. Una ha colpito più di tutte le altre. «Tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell’elmetto, tutti portavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta, e nelle tasche il pane dell’ultima cena e nella gola il pianto dell’ultimo addio». Questi versi sono scolpiti nella Galleria del Castelletto delle Tofane, tra le Dolomiti Ampezzane. Forse anche perché sono di autore ignoto, esprimono meglio di altre cosa ha significato quell’immane conflitto per chi l’ha vissuto, ma richiamano tutti, anche a tantissimi anni di distanza, al senso di un sacrificio che la sola dimensione umana non può contenere e comprendere.

Abbiamo parlato di evento perché esso è tale se lascia un segno e se indica una strada, una strada per tutti e di tutti. Una strada che richiede innanzitutto grandi motivazioni etiche e che proprio per questo sappia spiegare alle giovani generazioni l’inutilità della guerra, sempre e dovunque.

Tutto ciò è stato sapientemente espresso da Ino Cardinale quando con queste parole ha spiegato il significato dell’iniziativa: “Scritti di guerra, sulla guerra, contro la guerra, i nostri; scritti per la pace; pace fatta innanzitutto di cultura, cittadinanza attiva, legalità, solidarietà, tolleranza e rispetto delle diversità e delle “identità, a cominciare da quella delle nostre comunità, dei nostri territori”. Una sorta di archivio a disposizione di familiari, discendenti e conoscenti dei caduti del lungo conflitto, di biblioteche pubbliche, di scuole, di organismi culturali di ricerca e di studio, di semplici cittadini curiosi e appassionati di storia, delle giovani generazioni. Uno “sguardo… (d)al passato”, un obbligo morale nei confronti di quanti hanno sacrificato la loro vita in difesa della nostra Patria. Una “rilettura del passato”, un modo per (ri)conoscere il senso e la portata morale di pagine di storia della nostra gente; per trovare (o ritrovare), scoprire (o riscoprire), per maturare la consapevolezza delle proprie radici, che, nel corso degli anni, si sono fissate come quelle degli alberi che affondano salde nel terreno, linfa vitale della “propria identità” da condividere, non già da contrapporre. In sostanza un modo per riappropriarsi della “identità culturale collettiva” (che è venuta formandosi) e di quelle affinità elettive che sono la base della vera e propria “memoria condivisa” ed accendono, e motivano, il più genuino “sentimento di appartenenza”.

Il monito finale è chiaro: bisogna rassegnarsi alla inesorabilità della guerra. Sovvengono le parole di Bertolt Brecht.

“La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Tra i vincitori faceva la fame la povera gente. Ugualmente”.

Ogni guerra, tutte le guerre, potranno avere diversi vincitori, ma i vinti saranno sempre i soliti.

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