di Andrea Sollena
Una catastrofe. Così papa Francesco definisce il dramma degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili che negli ultimi due decenni sta emergendo in tutta la sua mostruosità all’interno della Chiesa Cattolica. Una catastrofe, una mostruosità, sintomo di uno scollamento drammatico tra quanto viene professato dalla bocca e quanto, invece, alcuni uomini e donne di Chiesa pongono in essere. Uno scollamento che appare tanto più tragico proprio perché a viverlo sono persone che hanno consacrato a Dio e al servizio dei fratelli tutta intera la loro esistenza. Eppure, nonostante tale consacrazione, le azioni degli abusatori dicono altro. Dicono di una lacerazione radicale tra l’apparenza e la realtà, tra il mostrarsi e l’essere, tra la maschera indossata e il volto sfigurato. Cosa fare dinanzi a tale drammatica situazione? Quali azioni porre in atto? Le indicazioni di papa Francesco vanno tutte nella medesima direzione: solamente la trasparenza assoluta, una trasparenza senza se e senza ma, può contribuire a debellare radicalmemte un fenomeno tanto devastante. La trasparenza, infatti, toglie le maschere e rivela i volti. E per quanto aberrante possa essere la visione, la realtà vale infinitamente più di ogni finzione. La Chiesa che, dopo i minori abusati, è la prima vittima di questi “disonesti consacrati” (Francesco, 24 febbraio 2019), la Chiesa, il cui volto è ricoperto di polvere e le cui vesti sono lacerate per la vergogna degli abusi (Benedetto XVI, 20 dicembre 2010), ha oggi il dovere di ascoltare “l’eco del grido silenzioso dei piccoli, che invece di trovare in loro paternità e guide spirituali hanno trovato dei carnefici”. (Francesco, 24 febbraio 2019) Oggi tutta la Chiesa è in crisi per la questione degli abusi. Una questione sistemica, che non riguarda il singolo abusatore; una questione che trae origine dall’abitudine malsana ad esercitare il potere chiamandolo servizio. L’abuso di potere, infatti, costituisce la causa prima di una degenerazione sistemica portata alla ribalta dagli abusi sessuali. Nella visione del papa “la Chiesa oggi non può compiere un passo avanti senza accettare questa crisi. La politica dello struzzo non porta a niente, e la crisi deve essere accettata a partire dalla nostra fede pasquale”. (Francesco, 10 giugno 2021) Ed è solo la fede pasquale che può spingere i credenti ad avere fiducia “nel fatto che questo momento di prova porterà una purificazione dell’intera comunità cattolica, purificazione urgentemente necessaria se la Chiesa deve predicare con maggiore efficacia il Vangelo di Gesù Cristo in tutta la sua forza liberatrice. (…) Tanto dolore, tanto dispiacere, deve portare ad un sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una Chiesa più santa”. (Giovanni Paolo II, 23 aprile 2002) La trasparenza, tuttavia, da sola non basta. Occorre porre in essere strategie e azioni perché un fenomeno tanto devastante sia arginato al meglio e venga debellato. Per fare ciò la Chiesa italiana, dando attuazione alle indicazioni di Francesco, ha divulgato fin dal 2019 alcune Linee Guida che da una parte intendono prevenire, dall’altra mirano a debellare una piaga così purulenta da sfigurare il volto della Sposa. Il principio costante dei documenti, tanto a livello di Santa Sede, quanto di Conferenza Episcopale Italiana, è che non c’è spazio nell’Ordine Sacro e nella vita consacrata per coloro che hanno problemi affettivi e sessuali irrisolti e talmente gravi da compiere atti di abuso nei confronti dei piccoli e delle persone vulnerabili. A tal fine la riflessione degli organismi preposti si sta sempre più accuratamente soffermando sulla formazione iniziale dei candidati all’Ordine Sacro e alla vita consacrata. Non è sufficiente, infatti, un’opera di estromissione di coloro che si sono macchiati di tale crimine; bisogna agire anche preventivamente perché ciò che è stato non torni ad essere. Infine, ma non per importanza, l’accompagnamento, la cura, l’ascolto delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi assume un ruolo precipuo all’interno della comunità ecclesiale. A tale scopo occorre che ci siano operatori pastorali formati, centri di ascolto composti da personale qualificato, strutture e servizi che la Chiesa mette a disposizione di quanti – vittime e sopravvissuti agli abusi – volessero avvalersene. Il Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, tanto a livello diocesano quanto regionale, facendo sue le considerazioni e le indicazioni del papa e della Conferenza Episcopale Italiana, promuove un’opera di costante sensibilizzazione attorno al tema degli abusi e accoglie quanti vogliono essere ascoltati per segnalare comportamenti e atteggiamenti abusanti. Negli ultimi anni i convegni promossi, i corsi di formazione attivati e i seminari organizzati stanno, sia pur lentamente, facendo crescere l’attenzione al tema e, soprattutto nel mondo giovanile, stanno costruendo una nuova consapevolezza circa il diritto dei giovani a comportamenti sani da parte di ogni adulto che a vario titolo si prende cura di loro. Lentamente ma inesorabilmente sta maturando tra i giovani la consapevolezza che denunciare è un atto di coraggio e che solo il portare alla luce ogni parola o atteggiamento equivoci può contribuire a contenere e debellare una simile piaga. Gli abusatori, purtroppo, ci saranno sempre, ma “la gente deve sapere che nel sacerdozio e nella vita religiosa non c’è posto per chi potrebbe far del male ai giovani”. (Giovanni Paolo II, 23 aprile 2002). Per essi “non c’è posto nel ministero della Chiesa” (Francesco, 7 luglio 2014).