Santi e Santini. 500 anni di cultura, arte e devozione

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Non tutti sanno il significato della parola “filiconici”, eppure un po’ tutti lo siamo o lo siamo stati. Infatti, con questo termine si definiscono coloro che raccolgono e collezionano santini, cioè le immagini che rappresentano i santi. Ma anche senza essere collezionisti, essi si trovano in tutte le case, anche in quelle dei più giovani, a dimostrazione del fatto che questo particolare e originale culto dei santi si tramanda ed è ancora vivo e presente.

Raccogliere e collezionare santini è invece un impegno ben più gravoso che coinvolge un alto numero di appassionati; la loro nascita risale con ogni probabilità al ‘300, quando iniziarono ad essere stampate immagini sacre con la tecnica della xilografia. Ovviamente all’inizio erano riservate alle persone colte, perché i committenti erano quasi sempre gli ordini religiosi, ma poi pian piano si diffusero in ogni ceto sociale e la nascita della stampa ne facilitò la diffusione.

Al di là degli aspetti più moderni legati al collezionismo, i santini hanno avuto un ruolo molto significativo nella diffusione del culto dei santi, perché hanno accompagnato il trascorre del tempo di tante generazioni legando le loro figure al significato religioso della stessa vita umana. Un elemento certo significativo è la loro facilità di conservazione: si possono portare nei portafogli, nei libri, ma spesso sono esposti sia nei luoghi privati che in quelli pubblici.

Vi è una poesia di Vincenzo Caldarelli che riassume con linguaggio semplice ed efficace la stretta connessione tra lo scorrere della vita e il senso religioso in essa insito:

“Ce ne sono di chiese e di chiesuole,/ al mio paese, quante se ne vuole!/
E santi che dai loro tabernacoli/ son sempre fuori a compiere miracoli./ Santi alla buona, santi famigliari,/ non stanno inoperosi sugli altari./ E chi ha cara la subbia, chi la pialla,/ chi guarda il focolare e chi la stalla,/ chi col maltempo, di prima mattina,/ comanda ai venti, alla pioggia, alla brina,/ chi, fra cotanti e così vari stati,/ ha cura dei mariti disgraziati.” E poi conclude così: “Ce ne sono di santi al mio paese/ per cui si fanno feste, onori e spese!/ Hanno tutti un lumino e ognuno ha un giorno/ di gloria, con il popolino intorno”.

Tutto ciò basta già a spiegare il valore di questa forma di collezionismo, che in molti casi raggiunge anche alte vette artistiche e di indubbia bellezza, e il valore sociale e religioso che riveste l’opera di quanti non solo raccolgono per il proprio piacere, ma poi si impegnano nella diffusione e conoscenza di questi piccoli capolavori.

Questo merito va riconosciuto anche alla Associazione Così…per passione di Terrasini, in provincia di Palermo, che ha raccolto ed esposto un numero considerevole di santini, che ha dovuto ridurre dai quasi 6.000 esemplari giunti ai 3.570 raccolti ed esposti nei locali della Chiesa Madre di quel centro turistico nell’aprile del 2018.

Come sempre l’anima e il motore anche di questa manifestazione è stato Ino Cardinale che così ricorda quella esperienza: “Sono state settimane, mesi, di intenso lavoro per sceglie e catalogare il materiale selezionato. Ma ben più piacevole e impegnativo è stato il tempo dedicato ai numerosissimi visitatori, mossi da interessi e curiosità diverse, ma tutti intenzionati a capire il valore dell’iniziativa e il significato delle tantissime immaginette”.

Fin da subito si comprese che quell’impegno non poteva concludersi con la chiusura della mostra. Ino Cardinale così prosegue: “Si avvertì subito la necessità di lasciare un ricordo ben più imperituro di quello legato alla memoria dei visitatori e nacque l’idea di raccogliere il materiale esposto in un volume”.

La quantità della produzione esposta era tale che fin dall’inizio fu necessario pensare alla edizione di ben tre volumi, grazie al contributo dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il primo dei quali sarà presentato il 14 maggio.

A questo punto il volto di Ino Cardinale si fa serio perché la memoria corre al suo ultimo incontro con l’Assessore Regionale Sebastiano Tusa che volle fortemente questa pubblicazione. Ecco le sue parole: “Ci eravamo incontrati il lunedì prima dell’incidente aereo in cui è scomparso, intrattenendoci a lungo. Parlammo del recente primo di una trilogia di volumi da me curati, dal titolo “Santi e Santini. 500 anni di cultura, arte e devozione”, fresco di stampa, da lui sostenuto e per il quale ha scritto il testo di “presentazione”; (vale anche per questa iniziativa quel che diceva la moglie Valeria al giornalista Felice Cavallaro che la intervistava per il “Corriere della sera”: “Forse è meglio ricordare così questo grande uomo, fra i suoi progetti che sono materia viva”) e parlammo pure del programma delle due manifestazioni di presentazione quella a Terrasini del 14 maggio prossimo, e quella nella Capitale a giugno, che dedicheremo a lui”.

Il volume di 270 pagine, si avvale di una veste editoriale di indubbia bellezza e raccoglie le foto di circa un terzo delle immaginette esposte l’anno scorso. È corredato da numerosi contributi che da tanti punti di osservazione illustrano il valore e il significato di questa particolate tipologia di raccolta.

Concludiamo con un breve pezzo della presentazione di Sebastiano Tusa. “Proporre una accurata selezione di simili immagini è oggi ancora più peculiare e importante laddove si tenga presente che, l’attuale società, dominata dalla tecnica per così dire “liquida”, tende a perdere riferimenti precisi e concreti, raffigurazioni pittoriche o grafiche tangibili, da toccare e conservare, quindi reali. In tal senso tende pure a rimuovere, forse inconsapevolmente, tutta la “storia” che si cela dietro le medesime, trasformandole in puro materiale collezionabile. Si tratta allora di recuperare un reale approccio con tali materiali, ripercorrerne lo sviluppo negli ambiti socio antropologici di riferimento, calarli nelle realtà locali, e non, per attingere nuovamente a quelle sensibilità particolari, a quei moti dell’animo e della devozione popolare, che ne hanno permesso la realizzazione e l’utilizzo nel corso dei secoli”.

Di Francesco Inguanti

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