E RIMASERO SORPRESI

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di Francesco Inguanti

La terza opera letteraria di Giovanna Augugliaro, avvocato catanese con la passione per la scrittura, “E rimasero sorpresi” Ed. Prova d’autore, collana Sale d’attesa, fa riferimento nel titolo ad un famoso avvenimento riportato nel Vangelo, quello della mattina di Pasqua in cui alcuni discepoli si recarono al sepolcro ove era stato sepolto Gesù “e rimasero sorpresi” nel trovarlo vuoto.

Ed in effetti ciò che lega i personaggi e le loro storie nei 5 brevi racconti di questo volume può essere individuato nella sorpresa. Una sorpresa non come evento eccezionale, ma come una circostanza che invita a guardarsi dentro, a guardare oltre, a guardare dove gli altri non guardano per giungere alla scoperta di aspetti e sottolineature del proprio carattere e della propria vita che altrimenti rimarrebbero nell’oblio dell’ovvio, sepolti dalla inevitabile pesantezza del vivere quotidiano.

Tutte le donne protagoniste dei racconti avrebbero buoni motivi per rimanere schiacciate dalle vicende che le hanno attraversate: morti, malattie, crisi umane e sociali; ma nessuna di esse può considerarsi o desidera considerarsi una sconfitta.

Fanno fatica a comprendere la ragione del male che le ha raggiunte e che ritengono ovviamente ingiusto, ma nessuna si dà per vinta. Lottano per non soccombere e si aggrappano a qualunque spiraglio di positività incontrano. Talvolta questo positivo si identifica nell’incontro con un altro uomo, in un caso con la responsabilità della vita nascente che porta in grembo, un’altra volta con la ricerca del senso della malattia o della morte.

Ovviamente, come la stessa Augugliaro dichiara, gli spunti autobiografici sono molti, ma precisa che i personaggi e i fatti descritti sono “lo spunto di ogni racconto. Ma non sono esattamente loro. Misteriosamente sono di più”.

La scommessa dell’autrice con il lettore è proprio la ricerca di questo “di più”, che non si esaurisce con la lettura del racconto, anzi inizia proprio alla sua conclusione, quando il lettore inesorabilmente si pone la domanda: “e io?”

Ecco perché non è difficile individuare la corrispondenza con queste protagoniste. La corrispondenza non va ricercata nelle storie, come capita in genere nei romanzi, ma nelle circostanze e nella posizione umana di ciascuno di fronte alla pesantezza del vivere. Nessuna di queste ha trovato la soluzione al proprio problema, ma tutte sono impegnate, talvolta anche inconsciamente, a trovarlo. Equesto impegno riguarda tutti noi ed è per questo che la loro ricerca ci appassiona.

Ed è proprio questo l’invito che l’autrice fa alla fine dell’opera: “I tanti elementi di verità contenuti in questi racconti si confondono con la piccolissima parte frutto di immaginazione. Qualche volta ho abbozzato il finale. Come va a finire ogni storia, però, non lo so in realtà nemmeno io. Magari, col tempo, potreste raccontarmelo voi”.

Alla conclusione della lettura qualcuno potrà cimentarsi con questo invito, ma tutti volendo potranno rispondere alla domanda: “e io?” 

 

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