Intervista a mons. Michele Pennisi a conclusione del 1° Forum Paneuropeo delle Confraternite di Lugano.

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di Francesco Inguanti

Mons. Michele Pennisi, ha partecipato al primo raduno europeo delle Confraternite, nella sua qualità di Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia. Di ritorno da Lugano lo abbiamo intervistato per chiedergli un giudizio più compiuto sulla importante iniziativa.

Mons. Pennisi, prima di partire aveva detto che andava a Lugano con interesse e curiosità, per approfondire la dimensione europea del fenomeno delle Confraternite, una realtà capace di aggregare dei laici non solo attorno alla liturgia, alla preghiera, alla pietà popolare, ma anche in vista dell’esercizio della carità e della mutua solidarietà. Quale è il suo giudizio al suo ritorno?

Certamente positivo. Sono rimasto colpito dalla dimensione del fenomeno: 20.000 Confraternite attive con circa 6 milioni di aderenti non è cosa di poco conto, in una Europa sempre più laicista e scristianizzata. E poi della loro vitalità, che si esprime in una pluralità di iniziative anche molto diverse fra loro, frutto in genere della loro storia e del contesto in cui operano.

Al di là delle particolarità, cosa unisce esperienze così distanti e diverse?

Il loro amore e la loro fedeltà alla Chiesa. Si tratta di libere aggregazioni di laici che hanno deciso di seguire Gesù Cristo e servire la Chiesa con una precisa modalità che è la forma. Ma la sostanza è uguale per tutte.

E qual è questa sostanza?

L’esperienza di fede di tutti i confrati, che si esprime innanzitutto nella vocazione alla santità cui tutti siamo chiamati. La santità non è spazio per pochi eletti; non a caso papa Francesco parla della santità della porta accanto. Questa vocazione che è la vocazione di tutti i cristiani si esprime poi in due dimensioni particolari: la missionarietà e la carità.

Che vuol dire in questo contesto missionarietà?

Le Confraternite portano nel mondo una fede semplice, una fede popolare, che tende alla perfezione della vita cristiana secondo la propria condizione di vita. Mi viene da pensare a quanto ha detto papa Francesco quando ha parlato della Pietà Popolare come un sistema immunitario della Chiesa che la salvaguarda e la proietta nel mondo. Le Confraternite possono essere come un polmone che immette aria fresca nel corpo della Chiesa universale.

E la carità?

Abbiamo potuto verificare nei due giorni di lavori che la dimensione caritativa attraverso l’esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale  è presente in ogni circostanza e situazione, in Spagna come in Lituania. Questo aspetto è di grande importanza sia per gli altri fedeli sia per tutti perché evidenzia che la carità è elemento costitutivo della presenza della Chiesa nel mondo. Le forme che essa assume in ogni nazione sono molto diverse ed una maggiore conoscenze di queste esperienze sarà utile in futuro per tutti.

Tuttavia le caratteristiche più tradizionali che contraddistinguono le Confraternite rimangono. Per esempio che importanza hanno al giorno d’oggi le processioni, nelle quali le Confraternite hanno ancora un ruolo importante?

Bisogna innanzitutto dire che il senso di ogni processione non sta solo nel santo che si porta in giro, ma nel significato stesso del cammino. La processione indica che la vita cristiana è un cammino verso il Signore e un camminare insieme verso la meta della celeste Gerusalemme.

Ma c’è anche il significato dell’abito. Al di là degli aspetti storici o folcloristici oggi che senso ha?

L’abito, come ogni divisa, esprime un senso di appartenenza, di cui ogni confrate ha bisogno. La differenza fra gli abiti esprime poi la differenza di scopi tra una confraternita e l’altra e anche la dedicazione che ogni confraternita ha. Voglio aggiungere a tal proposito che nascono anche nuove Confraternite che prendono nomi di santi più moderni. Per esempio ne ho conosciuta una intitolata a san Giovanni Paolo II. Portare l’abito è comunque la dimostrazione dell’appartenenza alla Chiesa, significa non vergognarsi di essere cristiani in pubblico. E di questo c’è oggi grande bisogno.

A tal proposito, come sono cambiate nei secoli le Confraternite in base alle finalità che intendono perseguire?

Molto nella forma, poco nella sostanza. Faccio l’esempio più vistoso. Le Confraternite sono nate nei secoli scorsi soprattutto per sostenere la fatica della malattia. Da lì sono nati poi gli ospedali, le case di assistenza per i bisognosi di ogni genere, fino alla compagnia nei funerali e alla gestione delle cappelle funerarie. Oggi tutto ciò esiste, ma assume forme più adeguate alla società in cui viviamo. La cura dei malati, ad esempio, viene fatta prevalentemente nelle abitazioni, attraverso le parrocchie, ma è sempre un fattore portante della loro esperienza.

Quindi, come si può spiegare oggi il valore e l’importanza di una Confraternita?

Partiamo dal nome. La parola confraternita richiama la parola fraternità e la fraternità è un valore importante per ogni cristiano. Anche se questo termine è strato in parte stravolto dalla Rivoluzione Francese rimane fondante per ogni esperienza umana. Ma la vera fraternità si fonda sull’avere un Padre comune. Quindi le confraternite vogliono essere scuole di fraternità, rispettando le differenze, a partire dagli abiti e dagli statuti, ma riconoscendo Dio come Padre e la fraternità tra i membri come modalità di in servizio alla comunità.

Parliamo dell’oggi. Quale ruolo hanno le Confraternite in una società in così rapido cambiamento?

Devono essere in dialogo con le culture di oggi e non soltanto custodi di una tradizione e di una cultura del passato. Devono saper reinterpretare i valori cristiani nel tempo attuale, cercando anche di coinvolgere i giovani: su questo punto devo precisare che i giovani sono interessati e molti ne fanno parte. Ecco: le confraternite siano in grado di rinnovarsi, di leggere i segni dei tempi.

Per esempio?

Per esempio la cultura digitale. Anche le nostre Confraternite utilizzano il mezzo digitale, ma devono farlo in modo creativo e propositivo, senza limitarsi alla sola funzione della diffusione delle iniziative. Per esempio devono saper fare rete, mettendo in contatto varie esperienze e fornendo risposte efficaci e culturalmente valide. Questo nel settore della carità può costituire un grande valore aggiunto, ma comporta anche superare il vecchio steccato delle parrocchie e aprirsi al quartiere e alla città.

Ma le Confraternite da noi sono anche luogo di infiltrazione di delinquenza e mafia. Avete parlato anche di questo a Lugano?

Si, ma in contesto europeo questa problematica diventa marginale. Sono state comunque apprezzate le iniziative prese da molte diocesi italiane in tal senso.

Quali prospettive si sono aperte dopo Lugano?

Molte, ma vanno prese con la debita prudenza. Innanzitutto è sorto un primo embrionale organo di coordinamento che dovrà individuare le future scadenze. Si è poi sotto scritto la «Charta 2020» che sarà la bussola per il lavoro dei prossimi anni. Inoltre si provvederà ad una ricognizione più specifica e scientifica delle Confraternite esistenti in Europa. Per ultimo di dovrà decidere come organizzare il prossimo incontro, che sarà in Spagna a Malaga dal 23 al 25 settembre del 2021 nel centenario dell’Associazione delle Confraternite della Settimana Santa.

 

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